Eros, il dio lontano – Visioni sull’amore in occidente


editore: La Vita Felice
collana: Agape n.15
pagine: 96
pubblicazione: 2012
ISBN/EAN: 9788877994301

1 EDIZIONE:
10 Luglio 2012

QUARTA DI COPERTINA

La divinità è persa ma non il canto della perdita.

Questa poesia pensante è scritta in nostro nome. Evoca grandezza passione arguzia contraddizioni di Eros. L’anima viva che cova in noi costretta su sentieri di bassa quota: una nuova sterilità le impedisce persino di sbagliare, impedisce ogni ero-ismo.

Quello che rivive in questi versi di L.S. è la nostalgia di Nietzsche, Eliot, Wagner, di quelli che toccano, inascoltati, le corde del risveglio.

Né cronaca né pensiero filosofico. Non può essere che una scrittura lirica, capace di allontanare da sé anche il più cocente dolore, per consegnarlo alla poesia.

POSTFAZIONE

L’unica disciplina che può avvicinarsi Eros è la poesia. Da millenni ne ghermisce gesti e smorfie, sovente qualche piccola verità. Già, la poesia. Senza pretendere di capirlo, lo cerca; sen­za abbracciarlo, gli parla: senza interpretarlo, lo delinea.

Per questo ho scritto la postfazione alla nuova raccolta di Lidia Sella, Eros, il dio lontano. L’autri­ce lo processa, lo implora, lo sogna, lo allontana, lo quantizza, lo perdona. E poi lo rende eterno. Ne ricama il destino, gli chiede in dono «l’illusione di non morire del tutto», lo osserva mentre «ozia, indugia, divaga, inciampa»; ne registra la latitanza. Eros adesso è stanco. Nella nostra civiltà soffre. È diventato prudente, calcolatore, si offre online, si dibatte «nella ragnatela del nulla».

Armando Torno

Video


Appuntamenti


Citazioni


C’è un recente e bellissimo poema di Lidia Sella sui rapporti sbilanciati tra uomo e donna. Eros, il dio lontano spiega in versi sciolti l’incomprensione che si è instaurata. L’ascesa sociale di lei e la conseguente crisi di lui. Il terrore di lei di invecchiare. Per continuare ad attrarre lui, si corregge in modo tale da piacere, invece, solo a se stessa. L’analisi, profonda e piacevolissima, non arriva, purtroppo, a spiegare la violenza che tale squilibrio ha scatenato nell’uomo. Però, si intuisce che tutti gli altri problemi del mondo, oggi più gravi che mai, nascono proprio dal cattivo rapporto di coppia, che è alla base di ogni azione umana, politica e sociale.

Dal libro di Roberto Tumbarello “O la borsa o la vita” di Armando Editore, maggio 2014

Comunicazioni stampa


Lettura teatrale di “Eros, il dio lontano” al Teatro Franco Parenti

Corriere della Sera, 5 maggio 2016

Questa sera a Milano, alle ore 20.30, nella Sala Grande del Teatro Parenti (via Pier Lombardo), lettura teatrale a tre voci con Ruggero Dondi, Tommaso Banfi e Marta Comerio, di brani tratti da  Eros, il dio lontano – Visioni sull’amore in Occidente  di Lidia Sella (edito da La Vita Felice, 2012). Musiche astrali di Fabio Borghini per suoni puri da campane di cristallo.

Blog di poesia de Il Corriere della Sera, 5 maggio 2016

Lettura teatrale di “Eros, il dio lontano” al Teatro Franco Parenti

Il Giornale, 5 maggio 2016

Le parole composte che qui intitolano le sequenze dei pensieri –spaziotempo, ieridonami, imagorealtà, e così via-  fanno dell’opposizione semantica un dialogo, della differenza una contiguità. Lo sbalzo tra due figure del sapere – e del vedere, e del sentire-  si attenua nella reciprocità del riverbero. Tempo e spazio, materia e energia, dolore e felicità, caso e destino, e così le altre rappresentazioni, sono qui figure dell’esistenza, e dell’essere : unendosi, generano una conoscenza che si può definire poetica. Come diciamo poetica la sapienza che era propria degli antichi. I pensieri qui si affacciano non sul polemos di quell’antica sapienza ma sul principio vivente. Cercano, forse, lo sguardo di Empedocle che si sporgeva sul “pensiero delle cose”?

Scrittura in cui il movimento della parola non si distende nella prosa né si raccoglie nel ritmo del verso, nella sua regolare scansione. Scrittura che ama la variabilità delle misure, dei toni, dei registri. E può essere prosimetro, verso libero, aforisma, frammento, tentando di seguire l’ondulazione del pensiero. Esperienza dell’abbandono al passaggio del pensiero. Al passaggio della poesia.

Un pensiero che sa di non poter fare a meno di una compresenza : il brivido del soggetto e il brivido stellare, le ombre della coscienza e l’abbaglio dell’origine, la parola che dice nomi e i silenzi abissali.

Poesia è chiedersi : come pronunciare un nome sullo sfondo di cosmografie abissali?

Il microcosmo e il macrocosmo : come fare del loro rispecchiarsi un dialogo, della loro reciprocità un comune respiro, della loro misura una domanda d’infinito? “La struttura dell’atomo e il cosmo infinito /nei tuoi occhi riflessi allo specchio” : si può leggere in quegli occhi una cura della bellezza che è nell’universo?

Il bianco che separa le parole, le fa distanti o prossime, le oppone, insegue, circonda, riempie di silenzio e di attesa. Il bianco che dissipa il continuo, sfrangia il discorso, celebra la frase. Da questo bianco muove la meditazione. Per questo bianco la lingua si fa pensosa e immaginosa. E sta in ascolto del corpo, del suo pulsare, cercando di avvertire un qualche accordo con il pulsare dei corpi celesti.

Poetica del desiderio. Il desiderio –lucrezianamente- è un’onda di vita che trascorre nella natura : tutti i corpi animali e vegetali ne sono partecipi. Nel desiderio la singolarità attinge la relazione con il mondo fisico, e l’altro, il corpo dell’altro accolto nell’ amore, è un’ inattesa, e inconsapevole, concrezione dell’universo. Confine che testimonia lo sconfinamento.

Poetica del dubbio. Domandarsi è  cercare.  Schermarsi dalla pretesa luce delle fedi è cercare l’ombra  dove allestire il convito, cioè l’incontro e l’ospitalità dei passanti.  La poesia nasce quando si è dissipato ogni dogma, quando credere vuol dire solo scrutare un orizzonte che si muove, sempre, di là dal nostro cammino.

“Nudo pensiero, senza parole”. Ritrovare la parola necessaria a dire questa nudità, conservando l’incanto del silenzio,  è il cammino della poesia.

Siena, 28 gennaio 2016

Antonio Prete

Il Porticciolo, 2 giugno 2016

Commenti


Ho finito ora il tuo Eros… mamma mia Lidia, che forza, che potenza..espressa in maniera sublime, divina, raffinata, erudita ma senza risultare mai arrogante e pretenziosa. Complimenti! Sono very impressed! Certo non risparmi proprio niente e nessuno, caspita, ma dici delle sacrosante verità che purtroppo stanno mettendo a rischio ed in crisi la nostra civiltà. Mi piace questo ritorno nostalgico e salvifico alla grandezza del Mito e al significato più puro e profondo di Eros che sta soffrendo nella nostra civiltà. Ed è proprio per questo che sono sempre più convinta ,come Dostojesky,che solo la bellezza ( e quindi l’Arte e la Poesia) salverà il mondo… Grande Lidia! Complimenti! Love.

Monica

MONICA SPAGNUOLO

“Eros, il dio lontano”, di Lidia Sella, al teatro Parenti: spettacolo teatrale di poesia, o Poesia che celebra poliandricamente un matrimonio plurimo: con evocazioni planetarie di un universo palpitante, con sonorità spirituali-siderali, con testi poetici graffianti e dolcissimi –insieme-, incarnati da tre voci che si scambiano il testimone nel tentativo di contenere in un abbraccio sonoro la densità di un’opera che sguscia via da ogni definizione di genere, tanto vari sono i generi che la attraversano, intrecciandosi fra loro?

Quello che resta come certo è la percezione di un’operazione poetica nuova e unica nel suo genere, proprio per quell’intreccio inestricabile di dimensioni culturali, tipico di ogni opera artistica genuina, scaturita dalle profondità insondabili della “costellazione psichica” dell’artista.

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Lettera a Lidia e il suo ‘Eros lontano’…

Lidia, le tue parole
gocciano trame di nostalgia
su ordito scabro
scintillante pensiero… :
Tutti gli inquilini del Tempo”
“vivono ricamando
Il loro destino d’amore” :
una metafora “viva” –direbbe Ricoeur-
sembra descrivere
invece crea una nuova visione:
è il tuo filtro
che getta poesia
sull’orrore quotidiano…
A teatro hai portato ai nostri occhi,
flebili e disabituati,
lo scenario della Verità:
un dio d’amore
confuso e lontano
ma così cucinata,
nella pentola magica
della tua germinante Poesia,
la Verità si veste di secolimillenni
e spazi siderali…
condita coi veli del Mito,
con lingua in bilico
fra nobiltà di alta cultura
e la dolce Penia* dell’amata poesia,
e con un pizzico di dolceamara ironia…
E ci prendi tutti per mano
uominiedonne
per un viaggio smagato
dentro le maglie di Eros,
con mente acuta
e cuore spalancato,
ma in compagnia della Bellezza
il viaggio smagato
non è mai smagante
(un cugino del pessimismo leopardiano
che –strano!- accende alla Vita?)…
un viaggio tutto in piedi
senza lacrime visibili,
ma sotto scorrono salvifiche
le lacrime della Poesia…
In tutto il viaggio, Lidia,
tu ci chiami a un ‘risveglio’
dalle nebbie nevose
da noi create intorno
ad un povero, smarrito
cuore…
Per questo nobile richiamo
un timido ‘grazie’ ti è dovuto
da noi tutti via-andanti umani…

 10-5-‘16

MARISA BRECCIAROLI

Gent. ma poetessa,

ho letto con crescente “passione” la sua raccolta di poesie

che presentano un afflato cosmico che mi ricorda

il grande Pier Luigi Bacchini, uno dei maestri in ombra,

di cui ho parlato nel tomo quarto.

L’ispirazione del lavoro risale alla Teogonia di Esiodo,

modulata in chiave moderna. Si potrebbe affermare

che il testo si presenta come una “contemporanea

antropogonia”, che in Eros trova sviluppo, senso

e significato.

Quando alla Biblioteca delle Oblate parlavo di poesia

in contatto con la realtà, quando il prof. Langella

riprendeva il concetto di “parola chiara e forte”,

ci si riferiva a lavori come il suo, senza saperlo.

Complimenti vivissimi

GIULIANO LADOLFI

NON E’ SEMPRE VERO CHE LA POESIA NON VENDE. I LIBRI DI LIDIA SELLA HANNO SUPERATO LE 2000 COPIE DI TIRATURA. È di questi giorni l’arrivo in libreria della quinta edizione dei libri di Lidia Sella pubblicati dalle edizioni La Vita Felice: “La figlia di Ar. Appunti interiori” ed “Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente” hanno, infatti, raggiunto, una tiratura complessiva di 2500 copie ciascuno e un venduto, dalla data di pubblicazione a oggi, di ben 2.000 copie ciascuno. Qual è il segreto di questo successo? Un’attenta, capillare e costante azione di promozione che si è sviluppata su tutto il territorio nazionale e l’aver proposto due libri di poesia con stili e temi diversi che si sono rivelati di grande interesse per il pubblico dei lettori, anche per la chiarezza dell’esposizione “poetica”. L’aver raggiunto queste vendite e queste tiratura, a detta di molti operatori editoriali, è di fatto un evento abbastanza raro, a dimostrazione forse che verso la poesia degli autori italiani c’è un interesse sempre maggiore. Di questo successo è molto felice l’autrice che si augura di “bruciare” queste recenti edizioni entro la fine dell’anno per poter riproporre alle nuove presentazioni previste nei prossimi mesi la sesta edizione di entrambi i libri. Credo che le informazioni fornite possano rappresentare uno spunto per un’analisi del fenomeno “Sella”, della sua poesia e, più in generale, della giovane poesia italiana sulle pagine del vostro giornale.

Con i più cordiali saluti Gerardo Mastrullo Editore de La Vita Felice

GERARDO MASTRULLO

Poesia sull’essere. Un’esortazione a vivere secondo la propria natura. Una poesia ambiziosa che guarda in alto, fin dal titolo. C’è una sorta di ebbrezza panica, in sottofondo, un’esaltazione dell’unione di tutte le cose che devono avere una sola mira: fare al meglio ciò per cui sono nate, per cui sono al mondo. È un imperativo, un comando: vincere o fallire, ma lottare per essere ciò che si è, con il limite che la propria natura impone. È bene ripeterlo: questo non significa umiltà rassegnata, al contrario, è tensione titanica, combattente, verso il meglio. Un climax ascendente sembra condurre il guerriero, che sia capitano o soldato semplice, verso la luce, lungo un’epica avventura. Tutti gli elementi sono coinvolti: terra, acqua e aria. Solo abbracciando l’universo si arriva a incarnare la propria essenza, quell’essenza che è luce, senza ombre. Gli orientali hanno una parola per tutto ciò: karma. Fare ogni cosa al meglio.

FABIO MUNGAI

Ciao Lidia

Ho finalmente letto Il tuo “Canto”. Un dio-demone, quale che sia, magari Eros, non si occupa né si preoccupa più dell’uomo. Perduto ride, il dio indifferente, e si rivela solo agli iniziati. Molte le gemme incontrate leggendo iI tuo mosaico solo apparentemente anarchico, ma ben disegnato e concepito. Il linguaggio di particolare felicità creativa e ricchezza figurale trascina come una gettata vulcanica e brilla di folgorazioni di alta poesia. Il dio-demone, nato nelle Tenebre dall’uovo pieno di vento, si rivela “necessario” e “le figlie della Luna”, nostalgiche, tendono a lui, memori dell’eterno femminino oggi universalmente calpestato. Una nietzschiana stella danzante è forse Eros, stella di “armonia piacere bellezza”! Forse abitante di una Venezia galattica di specchi “dove i ponti sospirano/ e palazzi incantati/ si sdoppiano nei canali” tra “foreste di stelle/ e praterie di galassie”.

Ritengo che il consenso critico al tuo lavoro non possa meglio esprimersi se non aderendo al tuo stesso canto, di cui ho riportato qualche lucore. Complimenti vivissimi. Retoricamente potrei scusarmi per aver letto con tanto ritardo, ma per me il tempo non è rettilineo, bensì circolare e tutto si colloca al punto spazio-temporale che gli è assegnato. Non si può leggere perché si deve, ma quando senti che quello è il momento di grazia. Credo dì averti letta in un momento di grazia.

MARIA PROJA DE SANTIS

Cara Lidia, pur con i miei tempi biblici ho completato la lettura della tua riduzione teatrale di Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente. Per me la parte migliore, più affascinante, di ciò che scrivi è sempre quella cosmico – visionaria. Lì riesci a produrre sintesi creative di grande efficacia e nitore, nelle quali provo piacere a far sguazzare il mio pensiero. La libertà è proprio questo senso di intatta potenza che le tue “cosmogenesi”  fanno vivere al lettore. Gli danno i senso di stare, grazie alla sbalorditiva potenza della parola, dalla parte del creatore: di chi agisce, non di chi subisce l’essere. Quando ti avvicini al presente, allora si sente un po’ di  “fatica”. Meno innocente, perché porti su di te le ferite della vita non del tutto rimarginate, qualche volta resti schiacciata dal suo peso.

E’ vero, l’uomo e la donna sono in crisi, nel senso che il loro rapporto tradizionale è diventato insostenibile, e, se hanno un po’ di sensibilità, stanno negli stolti cliché in cui il senso comune li racchiude come dentro un toro di Falaride.  Ci sono  anche gli sciocchi che in questi stereotipii si trovano a loro agio, perché devono solo uniformarvisi e possono fare a meno di pensare.

Quando un’oppressione  è spezzata e gli oppressi celebrano – credono di celebrare  – la loro conquistata libertà, cosa fanno?  Bruciano i castelli dei nobili, ma non prima di averne preso i vestiti ed esserseli provati: le contadine i cappellini e i vestiti delle signore, gli uomini le camicie di seta e le giubbe preziose dei padroni. Vi si pavoneggiano. Imitano i loro padroni.

Il primo “movimento” della liberazione è quello del “meccanico” scambio delle parti: l’oppresso si atteggia come l’oppressore e viceversa: l’oppressore cerca di mimetizzarsi assumendo le movenze dell’oppresso.  Ma nello scambio delle  parti non è successo  ancora davvero nulla. Sono cambiati i termini del rapporto, non il rapporto.

Qui sta il vero problema: cambiare il rapporto. Che vuol dire, secondo me (ma credo anche secondo te, perché fai un accenno in questo senso)  scoprire la non – (non solo) specularità di uomo e donna. Ciascuno di noi  non è solo l’immagine riflessa dell’altra, perché in questo caso combacerebbe e sarebbe assorbita dall’altra: infine non rimarrebbe nulla, né dell’uno né dell’altra.  Mentre solo dalle irriducibili eccedenze, grazie alle parti di noi che restano fuori della reciproca identificazione, che obliquamente si sfuggono, può avvenire la generazione. Non dobbiamo mai dimenticare che il rapporto uomo – donna non è finalizzato alla realizzazione della reciproca specularità tra i due, ma essi devono solo “sfiorarsi” (letteralmente passare come una carezza  sul fiore  dell’altro)  e fermarsi, trovare appagamento, in un “terzo”.

Nei rapporti che non danno luogo alla generazione fisica deve esserci un altro tipo di generazione: la coppia sterile non dura. Felice è la coppia che sa generare un figlio nello spirito, il quale nasce non dalla loro specularità, ma dalla loro riconosciuta differenza.

Alberto Madricardo

ALBERTO MADRICARDO

Carissima Lidia, mi consenta questo approccio confidenziale, giustificato dal fatto che, qualche tempo fa alla Scala, ho avuto la fortuna e l’avventura di incontrare, in modo del tutto casuale, una poetessa. E i poeti non si possono che amare!

Le scrivo un po’ in ritardo per ringraziarla delle Sue due più recenti pubblicazioni donateci in quella occasione. La lettura dei Suoi versi a comportato per me la necessità di rileggerli e di ripensare significati nuovi per la mia sensibilità e le mie, diciamo così, certezze.

Mi sono trovata di fronte un linguaggio tanto libero, spregiudicato, inedito, di cui ho ammirato senza riserve il coraggio stilistico che lo sostiene.

Ne ho ricavato una visione del mondo e dell’universo in cui elementi umani e naturali, cultura e fisicità sono interconnessi senza formare sistema, un intreccio di caos e necessità. È storia senza narrazione. Predominano il mito e la bellezza ed il silenzio del tempo.

“in ogni angolo dell’universo, gli esseri viventi eludono le catene la calamita del nulla”, da “Il Cosmo innamorato”.

NOSTALGIA – “Nel tuo seme tutti i futuri possibili e quanti passati già dissolti”.

Ho provato emozioni e ricordi. In particolare mi è venuto in mente il sentiero Rilke che unisce il Castello di Duino con la baia di Sistiana: le sue pietre, la sua macchia mediterranea, che in parte ombreggia il cammino, con le rocce a strapiombo su un mare incredibile in tutte le stagioni e con qualunque tempo. Dà un senso di vertigine, di pace e di assoluto. È questo che mi hanno regalato anche i suoi versi.

La ringrazio di tutto e la ringrazio anche di esserci, di esistere, perché come dice Auden in una lirica in memoria di W.B.Yeats:

“Con un’aratura di poesia trasforma in vigneto la maledizione”

Con affetto

Elide Sorrenti

Un grato ricordo anche alla Sua cara e gentile mamma.

Mi scuso per aver scritto a macchina, ma la mia grafia è peggiorata con l’età.

ELIDE SORRENTI

“Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente” un respiro la cui rappresentazione cosmografica è coinvolgente e interrogativa.

ANTONIO PRETE

In “Eros, il dio lontano” si sente immediatamente un’eco del Rilke ‘duinese’.

C’è un passaggio che ho trovato notevolissimo.

Questo: “Tanto erratico volubile sconfinato l’universo che persino un dio può confondersi. E smarrirsi.”

Ecco, questo crinale fragile, che è il solco stesso del meraviglioso, mi pare l’unica terra che meriti esploratori, geografi e guardiani.

Credo che la capacità di fissare la propria attenzione lì, dove il divino trascolora nell’umano e l’umano scorda la propria crusca mondana per contemplare idee ed essenze, stabilisca oggi il rango del poeta. E’ anche il modo migliore per assimilare la grande lezione della classicità olimpica. Se il nesso di dipendenza tra l’uomo e il dio è stato ribadito da molti, questo contatto ineffabile, ‘poeticissimo’, che gli dèi vogliono stabilire con gli uomini, non ha trovato troppo spesso i suoi cantori. Non mi dilungo. Le faccio solo i complimenti per il tono splendidamente antimondano dei suoi versi.

I migliori saluti.

SILVANA

La stessa ironia nei tuoi versi significa disperazione, quella disperazione la quale non ammette che il riderci sopra. Penso che il tuo libro abbia più valide valenze: poesia, scienza, critica sociale. L’eros, che viene fuori apertamente solo alla fine, è il motore nascosto del tutto, il dio tradito, il concetto chiave.

Sossio

SOSSIO GIAMETTA

“La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina”. Le parole di Edoardo Sanguineti riecheggiano dentro la mente  nella penombra della saletta di Eva Luna in Piazza Bellini a Napoli, in una domenica mattina piovosa che anela ad una primavera ancora lontana. Un incontro insolitamente affollato dedicato alla poesia: “dell’amore”, poesie di Dalila Hiaoui, Lidia Sella, Stelvio Di Spigno, Carla Saracino.

Il sentimento si confessa a se stesso, le emozioni trovano i pensieri che si trasformano in parole, in desiderio di ascolto, di percezione.

A confronto l’ispirazione di poeti appartenenti a culture e generazioni diverse, ognuno con le proprie forme,  i distacchi e le  lontananza, le assenze, i deliri, i suoni, e soprattutto, le urgenze, la vita, la sofferenza.

Dalila Hiaoui, scrittrice e poetessa marocchina, insegna cultura e lingua araba in Italia. E’ una delle voci poetiche femminili attuali del Maghreb e del Medioriente, testimone di un mondo sconosciuto che suscita sospetto e stupore, dove la poesia esiste dall’epoca preislamica e nei millenni si è rinnovata partendo dalla tradizione.  Espressioni inedite interpretano le emozioni  che scaturiscono dalla realtà: la relazione uomo-donna,  il proprio corpo, l’amore per se stesse, l’erotismo, solitudine e indipendenza.

Dalle sonorità dell’altra sponda del Mediterraneo al lirismo magico di Lidia Sella, giornalista e poetessa milanese. La sua ultima raccolta “Eros, il Dio lontano. Visioni sull’Amore in Occidente” è stata definita “flusso di pensiero in veste di calligrammi. E anche critica sociale spruzzata di humour e spiritualità”. L’Amore è il fil rouge che congiunge tormenti e turbamenti dall’antichità fino al terzo millennio. Versi eleganti, sensibilità raffinata che assumono una dimensione cosmica.

Le emozioni si sublimano e si arricchiscono di significati filosofici, osserva Annella Prisco, acquistando una profonda forza di trascendenza. “Un cosmo innamorato” che evoca con il suo “labirinto di immagini animate da una sotterranea coerenza fantastica” un flusso di coscienza ininterrotto, un’energia, rappresentata da Eros, che  attraversa l’universo e segue un suo disegno attraverso leggi segrete, che l’uomo percepisce marginalmente; di tanta luce avverte solo  la sofferenza e l’illusione. Versi ricercati carichi di disperazione, rivolta, denuncia, di malinconia, di inesauribile nostalgia: “…E particelle gemellate/affluenti fratelli/sognano amore.

FIORELLA FRANCHINI

Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno (OAKS Editrice) e nel 2022 con Una terrazza sul cosmo. Meditazioni poetiche (Mimesis), già alla seconda edizione.