Guido Vassallo “Cogito et volo” settembre 2012


Aprendo Eros il dio lontano di Lidia Sella sembra di essere catapultati all’improvviso in una lirica di Pindaro o in uno di quei cori cosmogonici delle tragedie greche. Non per niente il sottotitolo è Visioni sullAmore in Occidente. In un cosmo di atomi disgregati e in cerca di un senso, Eros rappresenta la forza aggregante, il collante del mondo, grazie al quale rocce si fondono, nebulose si abbracciano, mani si intrecciano, corpi si cercano. Ma l’intento della ‘visionaria’, che nel verso sciolto cesellato con acribia infinita ha trovato il proprio linguaggio più genuino, non è quello di celebrare l’armonia di un universo pacificato. Eros è sotto processo, nelle pagine di questo libretto. Perché si nasconde? Perché si è dimenticato della terra? Quali altri mondi, quali galassie va percorrendo mentre qui da noi tutto va a rotoli? Se solo si affacciasse dall’alto sul nostro mondo lo impressionerebbe constatare come la passione si sgretoli, marcisca, collassi. Un preoccupante panorama si squaderna davanti, tutto è sconquassato: l’innamoramento che portava alla costruzione di una famiglia, la fedeltà e il generare hanno lasciato lo spazio a passioni del momento, relazioni occasionali e senza futuro, amori fini a se stessi. L’uomo ha perso la sua forza e si è effeminato, la donna ha tanto detto e fatto per difendere i propri diritti che non figlia più. E tutti ci hanno perso, snaturandosi. E dov’era Eros mentre succedeva tutto questo? Con il coraggio e la vis che la caratterizzano anche nella vita, Lidia Sella dice pane al pane e non ha timore di denunciare il caos che una società priva di amori forti vive, tutta concentrata nella ricerca di bellezza effimera, comodità tecnologiche e piaceri facili. E auspica un ritorno del dio dell’amore prima che il tempo ci strappi la voce. C’è bisogno di un altro big bang, un cosmico respiro, diastole e sistole del cuore universale. La ricerca del termine preciso, il gioco di parole, la rima inserita al punto giusto, sono caratteristiche della scrittura di Lidia Sella, frutto di un lavoro faticoso ma dagli esiti suggestivi e molto personali. Come in “La figlia di ar”, anche in questo piccolo poema riesce a mettere insieme alcune delle sue anime che sembrerebbero lontane anni luce tra loro: la sensibilità poetica, la passione per i fenomeni fisici, l’occhio della giornalista attento alla società che la circonda. Chissà che questa forza unificatrice non sia un primo segno dell’imminente ritorno del dio, e che non sia proprio l’autrice di questa sorta di lunga preghiera una capostipite di quella stirpe di eroi che portano lo stendardo con le insegne di Eros, da lei preconizzata. In questa grande celebrazione della passione amorosa, in cui si mescolano mitologia greca e dissesto contemporaneo, ciò di cui più si sente la mancanza è l’altra faccia di Eros, quella meno carnale, che gli antichi chiamavano agàpe e che è dono spirituale, amore fraterno, disinteressato. Una riscoperta di questo anelito spirituale sarebbe forse una cura per il materialismo dilagante del nostro tempo.


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.