Giulio Guidorizzi “RaiNews24 – Blog di poesia di Luigia Sorrentino” 25 ottobre 2013


Più che una raccolta di liriche, “Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente” di Lidia Sella è un labirinto di immagini luminose, animate da una sotterranea energia fantastica, quasi un flusso di coscienza. La poetessa sembra rivolgersi non a un lettore (sia pure schermato, come accade a tanti autori della poesia contemporanea), ma all’oggetto stesso del testo, vale a dire Eros: è una sorta di dialogo con il dio, il duplice Eros della tradizione mitica dei Greci, il piccolo demone che fa nascere l’amore in ogni anima, ma anche la grande divinità delle cosmogonie orfiche. Nella sostanza, “Eros, il dio lontano” non è poesia del frammento, ma piuttosto un poemetto o una meditazione poetica che segue il suo coerente percorso: e così andrebbe letto. C’è qualcosa di intimamente pagano in questi versi; è la percezione di una forza interna alla natura, la forza cosmogonica dell’Eros di Esiodo, l’energia che anima ogni atomo dell’universo e persegue il suo disegno cosmico attraverso leggi segrete, di cui l’uomo percepisce in sé solo l’estrema ricaduta: la sofferenza o l’ebbrezza o l’illusione che lo tocca nel suo essere effimero, mentre dal canto suo Eros è immortale e scavalca il tempo. E così il sogno degli dei Olimpici di eterna bellezza, vitalità, gioia, bastevole a se stessa e non orientata alla contemplazione del Tutto, si riassume nella potenza di Eros. Uno dei percorsi più suggestivi in questo poemetto è il nesso tra Eros e tempo. Sin dalle origini dell’universo “tutti gli inquilini del tempo”, non soltanto gli esseri superiori, ma qualsiasi creatura che abbia una sia pur fugace esperienza dell’esistere, possono conoscersi solo attraversando l’esperienza dell’amore, anche se Eros impone una legge crudele, perché riserva “ai mortali solo amori mortali”. Il testo ripercorre la storia di Eros partendo dalle pieghe desolate di un cosmo bambino, per terminare con la rovina dell’amore, che ha perso il suo senso nel mondo occidentale, gremito di Erinni traslocate nelle metropoli europee per seminarvi “ira e bufera”. La crisi di Eros, lo smarrimento della sua dimensione profonda, che i Greci avevano saputo intuire, è la causa della gran fiammata che devasta la nostra civiltà. I versi di Lidia Sella, via via che il discorso avanza, si caricano di nostalgia, dolore, rabbia, contro coloro che hanno cacciato Eros e logorato la fibra stessa della civiltà occidentale. Perché Eros ha tra noi molti nemici, per incultura o mediocrità spirituale: l’homo oeconomicus, il femminismo rabbioso, il consumismo, tutto ciò che alimenta il cupio dissolvi della cultura occidentale, resa sterile appunto dalla scomparsa di Eros. Si avverte un certo aristocratico disdegno nell’ultima parte del poemetto. Però l’autrice invita anche a sognare: Eros si è allontanato, ma un giorno forse potrebbe riapparire. Essendo la forma fondante dell’universo, continua la sua strada nel tempo, indifferente alla cecità di chi lo ha rinnegato.


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.