Anna Antolisei “Il Giornalaccio” luglio 2012


“Eros, il dio lontano”. Ma questo divino archetipo di ogni nostra passione amorosa è oggi davvero così lontano? Oppure già nel titolo della sua opera più recente Lidia Sella ha inteso lanciare una sorta di provocazione, come a ricordarci che in realtà il dio dell’amore è sempre qui, dentro e in mezzo a noi, immortale e inamovibile, in un presente post-moderno che solo in superficie ci fa dissimili dai nostri remoti progenitori? Propendo per l’ipotesi della celata, ben concertata provocazione; e tento di spiegarne il perché. Nelle diciassette sezioni dedicate dall’autrice a raccontare in versi il percorso di Eros attraverso il tempo, ciò che si rivela con maggiore evidenza è l’influsso determinante e incontrollabile che Amore esercita sul nostro destino di uomini e donne, se non schiavi, comunque e sempre vulnerabili di fronte all’agrodolce imboscata di Amore e dei suoi strali, che ci colpiscono senza logica, né preavviso. Saggiamente, nei primi quattro capitoli Lidia Sella provvede a illustrare la figura mitologica di Eros da un punto d’osservazione inconsueto, affascinante, in quanto il figlio ribelle di Afrodite, nel suo emblematico ruolo di “forza procreativa” viene a inserirsi nel processo di genesi dell’universo stesso. Interessante è la scelta di utilizzare a fini divulgativi una forma letteraria sublimata come la poesia: qui atomi e quark, fotoni e tachioni danzano leggeri sul filo teso dei versi, in encomiabile equilibrio tra didattica e lirica. Vince il lirismo, ovviamente, e il poemetto, cantando il destino dell’Occidente, descrive i nostri tempi degenerati che segnano il fallimento del progetto a favore della vita concepito e orchestrato da ‘Eros protògonos’. Ma chi, o che cosa, ha prodotto la dilagante decadenza dei costumi che caratterizza la società moderna? Assorbito dalla gestione di un universo sconfinato, il dio Amore ha diradato i suoi giri di ricognizione sul pianeta Terra E forse anche per questo l’umanità si è progressivamente allontanata dal piano originario di Eros. Le leggi naturali che governavano la procreazione nei primitivi, così come la successiva evoluzione espressa nell’amore romantico di Paolo e Francesca, si sono mutati in una versione “semplificata” del rapporto uomo-donna, riducendo via via la suggestione, l’incantamento, la spinta emozionale: fattori che se da un lato sono indispensabili a rendere coinvolgente la passione, dall’altra contribuiscono a farne un passaggio nodale per la completa maturazione e realizzazione di ogni individuo. Durante questo excursus, ma più ancora nei confronti del costume vigente e dei suoi protagonisti, Lidia Sella non si mostra certo tenera. I suoi non sono giudizi, attenzione!, bensì considerazioni amare e spesso impetuose, che danno alla sua poesia una connotazione di denuncia al limite del “politically correct”. Sarebbe però un errore tacciare l’autrice di sentimenti ostili verso gli sbrigativi, superficiali, calcolatori ed egocentrici amanti d’oggi, consumatori di fast-love come lo sono di fast-food. E’ più sensato interpretare gli elenchi (sin troppo doviziosi) dei j’accuse della scrittrice come un ritorno al sentimento di complicità e amicizia, onesto e costruttivo, così spesso sacrificato nel sacro nome di un fasullo bon ton ideologico. E poiché tanta veemenza pare dettata all’animo della poetessa proprio da Eros, dio della passionalità, tendo senz’altro a simpatizzare con un tale cambiamento di rotta; con un così esplicito “basta” al compiacere tutti per essere accettati da tutti. Sembra quasi che la Sella, tra le righe, comunichi al lettore: “Sì, vado controcorrente; detesto il ‘pensiero unico’, e se anche le idee che esprimo non sono condivisibili dai più… beh, restano comunque i miei versi: resta la Poesia vera”. Ed è inoppugnabile che in questo testo la poesia giochi un ruolo d’assoluta protagonista, tanto che “Eros, il dio lontano” non si discosta mai dal canone lirico. Non sono soltanto le precedenti pubblicazioni dell’autrice a fugare, in questo senso, ogni sospetto: c’è di più. C’è, in questa particolare opera, un richiamo deciso al Mitomodernismo, corrente culturale e letteraria che sin dalla sua fondazione nel ’94, ad opera di scrittori e intellettuali come Giuseppe Conte, Stefano Zecchi, Chicca Morone, Tomaso Kemeny, si è prefissata di rivoluzionare la missione stessa della poesia. Un movimento provocatorio e di rottura, oggi più attuale che mai, che suggerisce come la battaglia di ogni artista consista nel sognare un mondo rifatto da capo, e come la cultura debba avere “Bellezza e Mito” a mo’ di parole d’ordine. Per chi sa leggere un poco tra le righe, deliberatamente o meno, Lidia Sella contribuisce qui a far riemergere l’arte mitopoietica, attraverso un dichiarato rimpianto verso la Bellezza suprema espressa dall’Arte al di là di ogni moda o costume. E sposa, in sostanza, un indirizzo culturale che ritiene imprescindibile riscattare ogni forma artistica dalla crisi in cui è caduta a causa del dilagare, spesso volgare, di certo destrutturante nichilismo del nostro tempo. E chi meglio che ad Eros, tra gli olimpici dei, potrebbe accogliere un tale messaggio di ‘rivoluzione’ non solo nell’Arte, ma nella quotidianità di ognuno? E infatti proprio al dio dell’Amore l’autrice si rivolge – in un “Almanacco dei sogni”, a conclusione del suo lirico racconto – implorando di gettare un seme di speranza sul nostro avvenire di amanti e amati “una manciata di luce / esoterica”. E “il buio / magari / arretrerebbe sconfitto. / Dopo il big crunch / un altro big bang.” […] “Una fiammata catartica / e / da quel gran fragore / nascerà forse una nuova stirpe / di eroi. / Sul loro stendardo / le sacre insegne di Eros”. Che altro aggiungere se non che tale profezia si avveri, per il bene di noi tutti e dalla nostra discendenza?


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.