“Le Braci” di Sándor Marái


Fuori diluvia da ore e i miei dolori mi hanno costretta a letto, per tutto il giorno. Certo, non sono potuta partire per il mare… Ma, in compenso, ho passato un pomeriggio indimenticabile.

Ho letto “Le braci”, e ne sono rimasta come sconvolta.

Forse, dopo aver letto un libro così, si potrebbe quasi fare a meno di vivere. O forse vale la pena di soffrire una vita intera, se poi ci è data la possibilità di leggere un libro cosi.

Dopo che l’ho finito, ho continuato a singhiozzare a lungo, in preda a una commozione profonda, irrefrenabile, e non capivo nemmeno più se in me fosse maggiore la gioia o piuttosto la disperazione. E, quando sono arrivata all’ultima pagina, ho provato un bisogno estremo di parlare con qualcuno che si fosse calato prima di me in questa vicenda, che l’avesse amata come l’ho amata io, che dal tunnel di un’esperienza così squisitamente umana fosse riemerso con la carne a brandelli e col cuore dilaniato, per sentirsi più solo di prima e meno solo di prima, come me ora…


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.