Il Giornale, venerdì 20 febbraio 1998


I colori della letteratura

Una vita al buio, una vita cieca come una lunga notte scura, ove non sia possibile distinguere né volti, né paesaggi, né amori; oppure un mondo tutto in bianco e nero, impigliato senza scampo in un’eterna bicromia. Difficile immaginare simili scenari per un cervello, come quello umano, abituato a cogliere i colori in sette milioni di sfumature differenti. Benché poi – nel vocabolario corrente – le tonalità cromatiche vengano definite al massimo con una trentina di termini. Una ricerca condotta su ben 98 lingue diverse ha dimostrato che non risultano essere più di undici, in effetti, i colori fondamentali per i quali sono stati coniati nomi specifici. Il colore, tuttavia, può comparire nei vocaboli anche in maniera mediata, celandosi dietro la maschera erudita di una radice etimologica: la parola «malinconia», per esempio, in greco significa «umore nero».

Fin dei tempi di Pitagora, scienziati e filosofi si sono accaniti nel tentativo di spiegare il colore, illuminati talvolta dalle geniali intuizioni dell’arte. L’iter plurimillenario percorso dall’unanimità per svelare il mistero del colore appassiona anche Goethe, che ha affrontato tale argomento ne La storia del colore, testo ora pubblicato per la prima volta in Italia, dalla Luni editrice.

È nella pittura che il colore ha potuto dare il meglio di sé, realizzando la sua innata inclinazione a trasmettere emozioni. Grazie a Tiziano e alla pittura veneziana del ’500, il colore si impone con enfasi e pathos tali da prevalere quasi sul segno. In Rembrandt, il colore viene bruciato dal fuoco interiore, e si trasforma in una luce crepitante, che contrasta con la densità dell’ombra. Turner ha tratteggiato vedute di pura dissolvenza, in cui la forma sembra tramutarsi in colore, e la luce si carica di un’intensità visionaria. Con gli impressionisti, le immagini vengono definite esclusivamente dalle pennellate di colore, in una luminosità atmosferica esaltata dal dipingere en plein air. Per i futuristi, la pittura doveva essere un’esplosione di colore e Carrà ha addirittura teorizzato la possibilità di udire i colori: «I rossi, roooosssi rooooosssissssimi che griiiiiiidano; i verdi, i veeeeeerdiiiiiissssssimi che striiiidono».

Cézanne ha sostenuto che «esiste una logica colorata, e il pittore non deve obbedire che a lei». Van Gogh, famoso per i suoi gialli dalla vitalità prorompente, in una lettera al fratello Theo, confida: «Ho cercato di esprimere col rosso e il verde le terribili passioni umane». Chagall, apriva le finestre della sua camera, e vi vedeva entrare «l’aria color blu». Nei poemi omerici, l’azzurro è del tutto assente, mentre risalta la tinta porpora. Dante, per descrivere le varietà cromatiche, si è avvalso spesso di metonimie e, nel Purgatorio, già parlava dei sette colori dell’arcobaleno. Schiller, nei suoi versi, regala al colore le sembianze delle «sei sorelle» eternamente giovani che, amando la magia della vita, fuggono dalla casa dei morti. Il rosso e il nero, nel romanzo di Stendhal, configurano l’antitesi fra vocazione clericale e destino guerresco. Melville, in Moby Dick, ravvisa nel bianco «un incolore ateismo di tutti i colori, che fa rabbrividire». Rimbaud, nella poesia delle Vocali, si trastulla col ritmo istintivo dei colori: «A nera, E bianca, I rossa, 0 blu, U verde». Gide, ne La sinfonia pastorale, per spiegare il colore a Gertrude – priva della vista sin dalla nascita – ricorre allo stratagemma dell’analogia fra sfumature cromatiche e sonorità emesse da strumenti musicali. Il colore che, per D’Annunzio, è «lo sforzo della materia per divenir luce», dilaga – immaginifico e sensuale – in tutta la sua opera, persino nel Notturno, vergato a occhi bendati. Kafka nel Processo, insiste sui toni scialbi del grigio, come per sottolineare l’incubo burocratico e l’anonimato esistenziale cui il protagonista è condannato. Autobiografia del blu di Prussia, è un’opera postuma di Flaiano, ma il titolo l’aveva escogitato lui, poiché in quel colore aveva intravisto un miscuglio di «dissoluzione morale e intellettuale». In Nero su nero, Sciascia ci ha offerto «la nera scrittura sulla nera pagina della realtà».


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.