Il Giornale, 14 gennaio 1998


Prodigio della produzione immediata e totale, lo specchio è l’unico strumento capace di rivelare all’uomo l’enigma del suo doppio. Già Socrate raccomandava ai giovani di esaminarsi accuratamente allo specchio affinché, se erano brutti, potessero correggersi con la virtù e, se erano belli, conservassero la loro perfezione. Apuleio, nel II secolo, aveva notato come l’immagine allo specchio appaia meravigliosamente perfetta, sia per somiglianza, sia per mobilità, sia per fedele ubbidienza a ogni nostro gesto, sempre coetanea di chi la contempla e, sopratutto, capace di seguire il suo originale in tutti i suoi periodi della vita. Lo specchio è dunque allegoria della visione esatta e, da sempre, rappresenta per l’uomo il luogo più privilegiato dove cercare verità, dotato del potere intrinseco di stimolare anche pensieri profondi. Una circostanza che risulta confermata, per giunta, dalla presenza del nostro vocabolario di verbi come riflettere e speculare che, se usati per indicare un’attività di tipo razionale, riportano intuitivamente al concetto di specchio. Ma lo specchio è anche magia dell’illusione fiabesca, superstizione. Ci sono popoli che evitano di guardarsi allo specchio, la notte, per paura che il loro <<alter ego>> vi si perda. C’è chi sostiene che spaccare uno specchio porti male, in quanto la persona che lo rompe potrebbe subire la stessa sorte della sua immagine. In Genoveva, un racconto romantico tedesco, dai frantumi di uno specchio si levano un’anima e una fiamma. Nello specchio ci sono anche l’inganno, l’artificio, la menzogna. Ovidio nelle Metamorfosi, così si rivolgeva al suo Narciso: <<Credulo fanciullo, perché ti ostini vanamente ad afferrare un’immagine fuggitiva? Ciò che tu cerchi non esiste, l’oggetto che ami, se ti volti, svanirà…>>.

Strettamente connessa all’idea di specchio è pure la curiosa sensazione che il lato destro venga scambiato col sinistro, mentre il sopra e il sotto rimangono inalterati. Ciò si verifica perché è come se noi fossimo rivolti a nord e la nostra immagine riflessa, al contrario, guardasse verso sud. E, chissà, può darsi che l’alone di mistero che sprigiona dallo specchio sia legato proprio alla stranezza di questo fenomeno fisico. Su considerazioni di questo genere sembra fondarsi anche il grande interesse che la letteratura ha sempre mostrato nei confronti dello specchio. In Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll … il tema dello specchio è non solo presente ma addirittura dominante. A volte, però, lo specchio può venir vissuto come una presenza persecutoria, in grado di procurare problemi di identità. Una circostanza che, come ha ribadito la psichiatra Grazia Landoni, può verificarsi soprattutto laddove ci si trovi di fronte a casi di anoressia, obesità, narcisismo, schizofrenia, demenze gravi, travestitismo e perversioni sessuali.

Lo specchio non si è certo accontentato di fungere da vessillo dell’effimero e della vanità, ne ha voluto limitarsi al ruolo di insostituibile compagno di giochi erotici. Piuttosto, come era nella sua natura, ha preferito spaziare in tutti i campi, mostrandosi sotto molteplici angolature, sino a diventare sempre più poliedrico, eclettico, sfaccettato. Al tempo stesso, a furia di riflettere la bellezza altrui, ha finito con l’arricchirsi di un fascino molto speciale E più maturo, come se avesse imparato a racchiudere in sé il ricordo di tutti i volti che l’hanno rimirato…


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.