Odissea, 12 gennaio 2019


Sono stata fortunata, a conoscerti, Flaminia. Nomen,
omen. Una fiamma sembra accendere ogni istante della
tua esistenza, brace che cova nella mente negli occhi nel
cuore, ad alimentare la tua passione, precoce eppure
tenace, per il mistero e il profondo, declinata nella
triplice e non casuale vocazione per archeologia,
psicanalisi e poesia.
“Habent sua fata libelli”. Ho iniziato il tuo libro,
“Lezioni di immortalità “, il 29 dicembre 2018, a Gran
Canaria, e l’ho terminato a La Palma, il I gennaio 2019.
Mi ha dunque accompagnata in Paesi lontani, mentre il
mio sguardo danzava fra deserti, foreste, onde e
vulcani, nei giorni di transizione fra un anno e l’altro, a
cavallo insomma dello spazio-tempo. E, in effetti, il tuo
testo somiglia a un destriero fatato: parte da un punto
geografico, risale il guado dei millenni e ci porta a
scoprire nuovi panorami interiori.
Durante la visita alla casa di Cristoforo Colombo, che
da qui organizzava le sue spedizioni verso l’ignoto, ho
pensato che sei un esploratore anche tu, sempre a
caccia di radici e significati. Viaggi attraverso la storia,
il sapere, la sapienza. Per approdare infine a quelle
illuminazioni intellettuali, mistiche talvolta, che doni a
piene mani al lettore. E sai maneggiare la simbologia
liquida dell’inconscio come una sacerdotessa
dell’anima. Forse perché quando ti ho letta mi trovavo
in mezzo all’Atlantico ma, fra le tue pagine, l’abisso del
passato ha preso a rianimarsi, per poi stringermi in un
abbraccio oceanico. Il distillato delle tue esperienze
straordinarie, che cola attraverso il racconto, si muta in
ambrosia, profuma di eterno. La tua vita ricorda un
processo di continua osmosi: da un lato, le circostanze
hanno avuto il potere di orientarti, sedurti, segnarti;
dall’altro, sei tu che hai usato emozioni e pensiero come
strumenti per plasmare la realtà, e piegarla al tuo
volere, con determinazione, delicatezza, entusiasmo,
equilibrio e coraggio. Il tuo percorso, a tratti iniziatico,
si traduce in meditazione feconda, che si riverbera
sull’altro con modalità maieutiche. La tua scrittura, da
frutto, si tramuta in seme di spiritualità. E, nel seguire
la tua trasformazione, noi stessi subiamo una felice
metamorfosi. Commovente il tuo amore verso la Siria, e
le sue genti. Contagiosa la sofferenza che esprimi per il
destino di morte che ora la opprime, vittima sacrificale
dell’ingordo imperialismo americano. Splendidi
aforismi sono sbocciati, sul terreno che hai arato: “Nel
deserto si dissoda il campo dell’anima con l’aratro e il
silenzio”; “Sono sempre stata soggetta al trincio di
determinazione di Heisenberg, la mia casa è nel
transito.”, etc…
In futuro, quando mi ammalerò, darò battaglia ai miei
demoni. Me l’hai insegnato tu. Non condivido il tuo
entusiasmo per le vicende dei santi. La questione
religiosa ci divide.
Ti ringrazio tuttavia per avermi ospitato a bordo tuo
veliero stregato. Mi sono sentita più vicina alle sorgenti
della nostra civiltà.
Lidia


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.