Gente, 2 gennaio 2004


Fumatori, curatevi così

Fra i fumatori, quanti hanno l’apparato respiratorio in pericolo? E in che modo gli amanti del tabacco possono stabilire fino a che punto la loro funzione respiratoria risulta compromessa? A fornire queste risposte sono una serie di analisi: la spirometria, la pletismografia, il test del cammino e altri esami specifici, come i nuovissimi tipi di Tac, che servono a diagnosticare la qualità del respiro nel fumatore. Per saperne di più, ci siamo rivolti a un esperto in questo campo, il professor Francesco Blasi, pneumologo al reparto Litta del Policlinico di Milano e docente di malattie respiratorie presso l’Università degli Studi di Milano.

Come si fa a valutare lo stato di salute dei polmoni dei fumatori?

« Ci sono i test per quantificare il monossido di carbonio (CO) espirato e l’esame delle urine, che individua la presenza nell’organismo di cotinina, un prodotto della nicotina. Poi ci sono le prove funzionali. Anzitutto, mediante la spirometria: il paziente soffia a comando in un tubo collegato a un computer, che misura i valori dei flussi e dei volumi respiratori. Così, nel giro di pochi minuti, si riesce a definire se e fino a che punto la funzione respiratoria è compromessa».

E se la funzione respiratoria risulta alterata?

«Consiglio un esame un po’ più complesso, ma rapidissimo: la pletismografia. Il paziente, all’interno di un box dalle pareti di vetro, soffia in un tubo connesso a un computer che informa su lesioni di un certo rilievo, soprattutto di tipo enfisematoso».

Se ci si trova davanti a un enfisema importante, qual è il passo diagnostico successivo?

«Si ricorre al test del cammino. Il paziente, collegato con una macchinetta che ha le dimensioni di un registratore, deve camminare per sei minuti. L’esito permetterà di concludere se, “sotto sforzo”, l’ossigeno nel sangue si è mantenuto a livelli sufficienti. A questo esame si associa la Tac del torace che, mediante l’immagini, permette di misurare l’entità del danno».

A chi consiglia questi esami? Sono indicati solo per fumatori?

«Consiglio questi esami a chiunque abbia tosse per due o tre mesi l’anno e, tra i fumatori, specialmente a chi lamenta disturbi alla funzione respiratoria. Inoltre a tutti i fumatori oltre i quarantanni, poiché questa è l’età in cui, con maggiori probabilità, si assiste a un progressivo aggravarsi del quadro clinico.»

Se, dagli esami, si scopre di avere i polmoni malati ma in modo non grave, che cosa bisogna fare?

«Dipende. Per esempio, se i danni sono limitati a una bronchite cronica semplice, cioè senza compromissione della funzione respiratoria, basta smettere di fumare. Invece, se c’è ostruzione bronchiale, allora consiglio l’uso dei broncodilatatori per via aerosolica, cioè spray o inalatori.»

E in presenza di sintomi più gravi, quali lenfisema polmonare?

«Accanto ai broncodilatatori, suggerisco anche l’ossigeno- terapia domiciliare.»

Se i polmoni sono stati già colpiti dal tumore?

«In tale evenienza raccomando che il paziente si sottoponga all’intervento chirurgico e/o a un trattamento di chemioterapia.»

Gli esami sulla funzionalità respiratoria che ci ha suggerito sono contemplati dal servizio sanitario nazionale?

«Sì.»

Dove si possono effettuare?

«Basta rivolgersi ai reparti ospedalieri o universitari di malattie respiratorie. Oppure presso i numerosi centri antifumo dislocati sul territorio nazionale.»

Questi esami presentano controindicazioni?

«No, nessuna.»

I tempi di attesa per effettuarli sono molto lunghi?

«In linea di massima, no.»


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.