Paola Lucarini Poggi “Il Solco” maggio 2016


Oggi desidero testimoniare il mio apprezzamento per l’interessante e coinvolgente testo poetico “Eros, il dio lontano” di Lidia Sella, ma al tempo stesso devo confessare la mia impotenza e parlarne come merita.

Sembrerà incredibile, eppure è vero: paradossalmente, di un libro che dice poco niente (e quanti ce ne sono!) si può discutere “ad abundantiam” in quanto ognuno di noi si sostituisce senza rimorsi, anzi con la disinvoltura delle sue parole, all’altrui non detto. In questo caso possiamo prestare il nostro pensiero a migliorare il testo.

Invece come si fa – mi chiedo – ad aggiungere qualcosa al tutto (o al quasi tutto) espresso in un’opera così esaustiva come questa di Lidia Sella?

Le sue pagine compongono un racconto lirico in cui si delinea con esemplare chiarezza l’iter del vissuto, entro un universo di valori e simboli che intrecciano e intrigano la nostra come l’altrui esistenza.

Qui emergono le evidenti – ma anche le più fini e quasi incatturabili – trame esistenziali e psicologiche, nonché etiche, sul tema dell’Eros, illuminando quel percepire sotterraneo e subliminale dell’inconscio che crea tante ineliminabili tensioni d’angoscia in noi.

La densità delle passioni governa la psiche con forme aggressive di lotta fra ragionevolezza e fascinose modulazioni del desiderio, presto abortito dopo la fase preparatoria dell’innamoramento temporaneo, quando ci accorgiamo che Amore si è tinto dei colori del nostro pennello desiderante, pronto a dipingerlo non certo com’è, ma come lo speriamo noi, a specchio di reciprocità illusorie: incontro immaginario proiettato sul reale, ma molto diverso dal reale. Così avviene l’inganno sapiente che ci getta nella caverna insidiosa e tenebrosa dell’amore.

Mi preme notare che, nel caleidoscopico testo a noi dinanzi, la simultaneità tra consapevolezza e trasognamento, lucidità e memoria, bellezza e strazio, morte e vita, gioiose nozze con le illusioni e conseguenti lutti con le delusioni, suscita sin dall’inizio, e per l’intero svolgimento del lavoro creativo di Lidia Sella, un’atmosfera satura di tensioni vibranti, dimensione psicologica emotiva conoscitiva innervata di rivelazioni vitali.

Il discorso poetico filosofico morale possiede un evidente dinamismo interno, orientato verso un progressivo arricchimento di coscienza, in quanto sia l’Autrice sia il lettore vanno scoprendo se stessi attraverso fascino e mistero di una storia universale risalente dai primordi della creazione fino all’attualità di oggi, sperimentata nella terra di Occidente. Da notare inoltre l’interessante mappatura scientifica del cosmo, all’inizio della narrazione. L’excursus va, dunque, da nascita dell’universo a nascita nostra. Un azzardo di biografia cosmica che diviene poi biografia personale degli individui del nostro tempo.

Il testo letterario assume effetti di forma fugata: è un incalzare di onde nell’oceano del sentire emozionato, con illuminazioni che permettono di scrutare nel profondo dell’interiorità, là dove si agitano le non sempre riconoscibili pulsioni dell’inconscio. Forse dettate da un’oscura esigenza di reintegrarsi nel grembo protettivo del cosmo (concetto cui probabilmente alludeva anche l’Autrice all’inizio della storia che giunge poi fino al nostro tempo, dove ci coinvolge un inevitabile flusso di commozioni e raggelamenti affettivi, gioie e turbamenti).

L’Eros lontano, eppure presente dentro di noi, ci viene incontro intrigante, misterioso, ma rischiarato dalla dottrina e dall’esperienza di una donna, artista colta e impegnata nella documentazione di ricerca su ciò che afferma, fortemente sostenute anche (non dimentichiamocelo mai) dalle calde intuizioni di un cuore attento e recettivo, che con molta umanità ci porge doni d’intelligenza e sensibilità.

Ripeto, il suo viaggio poetico testimonia un’avventura della mente e dell’anima che sorvola e al contempo si inabissa nel variegato gioco serio e tormentato delle attese e dei commiati, con uno slancio calibrato fra innamoramenti e disamori, fra assenze e presenze, fra passionalità e riflessione, fra incontri e allontanamenti, fra gesti vivi ed echi mitici, fra vitalità esistenziale e disciplina letteraria, il tutto riscaldato da un fondo di motivazione concreta cui con naturalezza l’Autrice tende: aiutare se stessa e gli altri in una progressiva autocomprensione di quell’enigma che chiamiamo amore, investigato nei suoi multiformi aspetti di realtà e di ideale.

In questo processo di disvelamento dell’io il cui merito va a Lidia Sella, mi viene in mente una frase che Paul Valery pone sulle labbra di Socrate: ”Insegnavo quel che inventavo… ingravidavo le anime sedotte e le assistevo abilmente nel parto.”

Ecco, la Poetessa, con il suo ingegno letterario, ci aiuta a nascere a nuova consapevolezza.

Se dovessi sintetizzare in un’unica espressione ciò che penso di questo percorso di scrittura, sicuramente lo definirei così: rappresenta il volo ardito e ardente di un’Autrice nei cieli dell’inquietudine e della beatitudine amara, velate spesso con il pudore dell’ironia che però non è mai distacco, quanto piuttosto sorvegliata ebbrezza e pena, volo che fa crescere in noi il desiderio di forti e audaci ali, capaci di sorreggerci nei tentativi di non soccombere alle tempeste della vita.


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.