La figlia di Ar, appunti interiori


editore: La Vita Felice
collana: Agape
pagine: 128
pubblicazione: 2011
ISBN/EAN: 9788877993540

7 EDIZIONI:
21 febbraio 2011
23 maggio 2011
18 settembre 2011
21 marzo 2012
3 aprile 2014
13 giugno 2015
17 maggio 2016

DESCRIZIONE

Nel delicato gioco che la parola instaura tra epigramma e poesia, le pagine di Lidia Sella inseguono le riflessioni ed evocano i sentimenti che nutrono il nostro spirito. Non c’è un tempo per ogni cosa, ma c’è sempre la possibilità di creare il tempo per le cose che amiamo. Magari inseguendole in quel territorio indefinito – possiamo chiamarlo “season”? – dove si spengono e si accendono i sogni.

POSTFAZIONE

” … questi epigrammi di Lidia Sella, serie di pungenti melodie – l’ossimoro è d’obbligo – scritte con istinto poetico.
Anche se oggi la poesia non è più possibile, soffocata dalla tossicità della letteratura di massa e dagli scribacchini televisivi, resta una via di mezzo alla parola, o forse un pertugio, un percorso simile a quello che avete incontrato in queste pagine. Di cosa si tratta? Ora è un termine che sussurra e fugge quasi con paura tra i ricordi d’amore, a volte è un frammento d’infanzia o il desiderio di verità; in altre situazioni, una sillaba che si dissipa incalzata dalle altre, oppure si porge nelle sembianze di arte, destino, acqua, femmina, cosmo e chissà che altro.
Nel delicato gioco che la parola instaura tra epigramma e poesia, le pagine di Lidia Sella inseguono le riflessioni ed evocano i sentimenti che nutrono il nostro spirito. Non c’è un tempo per ogni cosa, ma c’è sempre la possibilità di creare il tempo per le cose che amiamo. Magari inseguendole in quel territorio indefinito – possiamo chiamarlo “season”? – dove si spengono e si accendono i sogni.”

Amando Torno

QUARTA DI COPERTINA

Se ti racconto
qualcosa
non muore.

Amore
il più terribile
di tutti i misteri.

Tramonto
L’altrove della luce.

DEDICA

“Dagli imprevedibili frattali dell’essere
scie di pensiero per Alessandro
salito dopo di noi
sul morbido tapis roulant del tempo”.

******

“Non giungiamo mai ai pensieri.
Essi giungono a noi”.

da II pensiero poetante di M. Heidegger

Video


Appuntamenti


  • 24 aprile 2013, TAORMINA – Ex Monastero Madonna della Rocca (scarica invito)
  • 24 aprile 2013, ENNA – Liceo Scientifico Paolo Farinato (scarica invito) – (locandina Unescu)
  • 23 aprile 2013, ENNA – Libreria Caffè Letterario “Al Kenisa” (scarica invito) – (locandina Unescu)
  • 22 aprile 2013, CATANIA – Libreria Prampolini (scarica invito)
  • 18 aprile 2012, PADOVA – La forma del Libro
  • 27 marzo 2012, NAPOLI – Istituto di Studi Filosofici
  • 22 marzo 2012, PAVIA – Libreria Feltrinelli
  • 14 dicembre 2011, VENEZIA – Ateneo Veneto
  • 9 novembre 2011, TORINO – Circolo dei lettori
  • 20 ottobre 2011, PALERMO – Libreria Kalhesa
  • 24 settembre 2011, BARI – Caffè dell’arte
  • 29 luglio 2011, LIDO di VENEZIA – Grande Albergo Ausonia & Hungaria
  • 16 luglio 2011, PORTO CERVO – Piazzetta degli Archi
  • 25 maggio 2011, ROMA – Libreria Croce
  • 22 marzo 2011, MILANO – Villa Reale

Citazioni


Comunicazioni stampa


Recensioni


La figlia di Ar è un libro di poesia di Lidia Sella, giornalista milanese di lungo corso (“Il giornale”, “Gente”, “Lo specchio”), di molte buone letture e di vasta cultura. Un’emotiva abituata a usare la logica, si potrebbe definire. Dotata di una vena poetica che resta sempre intrecciata dal vizio di ragionare. “La letteratura e la sete di conoscenza spingono a un viaggio continuo. Negli altri, dentro la vita”, dice. I suoi “Appunti interiori”, con la postfazione di Armando Torno, ne sono il diario.

L’eco di Bergamo, 10 settembre 2017

Più che una Lirica, si tratta di considerazioni poetiche sul tema dello sguardo. Già in questa scelta stilistica si nota l’originalità della poetessa, che rifugge il consueto svolgersi del verso e cerca nuovi e a lei più congeniali mezzi espressivi. Lo scavo dentro di sé, l’approfondimento psicologico delle situazioni, pur nella concisione del discorso poetico, l’uso personalizzato di figure retoriche, denotano un genere lirico di contenuti profondi e intimistici.

Rina Gambini su “Il Porticciolo” aprile 2016

C’è una dedica, nel libro, che subito ci immerge in realtà cosmico temporali e che recita: Dagli imprevedibili frattali dellessere / scie di pensiero per Alessandro / salito dopo di noi / sul morbido tapis roulant del tempo. E, subito dopo, un’epigrafe da “Il pensiero poetante“ di Heidegger: Non giungiamo mai ai pensieri / essi giungono a noi.

La dedica e la citazione ben ci introducono alla lettura di quegli che l’autrice chiama appunti interiori e che incrociano, sommandone efficacemente le specifiche, l’aforisma, l’epigramma, l’haiku e lampi d’intuizione in bilico tra poesia e filosofia. Il tutto immerso in un ambiente rarefatto (lo spazio bianco supera abbondantemente il nero dello scritto) sapientemente creato per lasciar vagare liberi i pensieri – nuvole (p.10) i nuovi enigmi (p.29) affioranti dal sogno, e quell’eterna danza / di atomi / e solitarie stelle (p.85) che per l’A. è la vita.

Nella postfazione de La figlia di Ar, libro che rappresenta un vero e proprio successo editoriale, essendo già alla quarta edizione e avviandosi a una quinta ulteriormente ampliata ed arricchita di testi, Armando Torno definisce la raccolta poetica di Lidia Sella : una serie di pungenti melodie – lossimoro è dobbligo – scritte con istinto poetico …e di melodie Torno è certamente esperto, curando programmi musicali alla Radio (R 24) e avendo alle sue spalle diversi saggi al riguardo. Ma anche Ida Magli, antropologa e grande conoscitrice della musica, nel presentare il libro a Roma, afferma che la modalità scrittoria di Sella è quella dinterrompere il silenzio con forza, come fa la musica. Poi invita l’A. a tradurre in linguaggi più discorsivi i brevi lampi di poesia che tuttavia contengono una forza di pensiero da lei definita quasi maschile, in modo da rendere più comunicativa a molti, ma prima di tutto a se stessa, quella potenza verbale aggrumata nel verso… Secondo la Magli, se Lidia Sella non lo facesse, potrebbe cadere nel pericolo d’un avvitamento su se stessa nel buio della solitudine.

Sembra dare iconicamente ragione all’antropologa il particolare dell’immagine di copertina del libro, tratto da “La notte stellata” di Van Gogh, dove lo splendore degli astri crea vortici gialloblu, in spirali che sembrano inghiottire la luce…

Inghiottire la luce o concentrarla ?

Al contrario della Magli (e il successo del libro sembra darmi ragione) penso che la sintesi poetica espressa ne La figlia di Ar accenda quei fosfeni della mente (p.10) che gli ossimori, le domande, la musica, le sentenze e le metafore della raccolta creano, a stimolare il lettore.

I rimandi e le provocazioni emotive e intellettuali degli appunti interiori di Sella sono molteplici, a partire dal titolo della raccolta che richiama il primo verso della poesia a p. 59, una delle pochissime relativamente lunghe della silloge. Si trova nella sezione intitolata Arte.

La poesia è un susseguirsi di versi definitori dove ar sta per l’unità minima di significato alla base delle parole che compongono i versi :

La figlia di ar / Larte:  incantesimo dellarmonia / aratro che dissoda la terra / per far posto al seme, / arco teso verso linfinito, / arto che si sforza dafferrare. Ela sottile trama dellaragna, / ara ove la cenere si posa / dopo il sacrificio, arma / per difendersi dal nulla. Arte, vegetazione arborea del pensiero. / Elarca doro costruita per la salvezza, / aritmetica dello spirito, / argento, luce chiara e scintillante. / Un passaporto ario / per il regno dellarcano.

Ma AR è anche il simbolo dell’Argon, il gas nobile che costituisce parte dell’atmosfera celeste. Un gas dalle molte applicazioni tecniche, usato anche in chirurgia per alcuni particolari interventi…

A questo elemento, Primo Levi dedica il primo racconto del suo libro Il sistema periodico (1975) in cui parla della sua infanzia e della comunità degli ebrei.

Non so se Lidia Sella volesse in qualche modo richiamare quel libro. I suoi pensieri volano in tutt’altri cieli rispetto a quelli dello scrittore e chimico piemontese deportato ad Auschwitz . Di chimica ne “La figlia di ar” non è dato trovarne se non in quella metaforica dei sentimenti, delle emozioni, dei sogni….: Sogno damore: / il punto di massima distanza / dalla morte (p.44 – Sezione Amore)

Dialogo con laltro: / la stessa emozione / dun viaggio allestero (p.15 Sezione Parola)

Paradosso erotico: / libera / dessere tua schiava (p.35 Sezione Femina)

Mare: / la nostra piccola / illusione / dinfinito (p.80 Sezione Cosmo)

Molti, invece, i richiami alle intuizioni della fisica quantistica.

Un esempio: Nella clessidra il tempo / purché una mano lo capovolga (p.76)

Secondo la fisica quantistica la realtà è soggettiva, come già asseriva la filosofia Zen in un celebre Koan (traducibile in “affermazione paradossale”) che così recita : Se un albero cade e non c’è nessuno attorno, non fa rumore…

A p. 48, nella Sezione “Solitudo”, vi troviamo l’esempio più esplicito:Entanglement: / l’amicizia nella fisica quantistica.

Il termine inglese, che può essere tradotto con groviglio, intreccio e, come meglio ci suggerisce Lidia Sella, gemellaggio, richiama quel fenomeno fisico che vìola il “principio di locazione” per il quale ciò che accade in un luogo non può immediatamente influire su ciò che accade in un altro…..Nel 1998 il fenomeno dell’ Entanglement è stato definitivamente confermato a Pasadena in California.

L’esperimento dimostra che due particelle sono in grado di comunicare tra loro trasmettendo ed elaborando dati. E che la comunicazione è istantanea. Anche se separate, quando si sollecita una delle due, istantaneamente si manifesta sulla seconda un’analoga sollecitazione a qualunque distanza si trovi rispetto alla prima…Trovo poeticamente geniale richiamare e assimilare tale fenomeno all’amicizia.

Copiosi sono i lampi intuitivi che illuminano la raccolta e leggendo se ne potranno scorgere e godere molti. Ancora altro si potrebbe aggiungere a quanto ho accennato fin qui, per esempio, sui giochi verbali cui spesso ricorre l’A., o sui richiami culturali molteplici che affiorano dalla silloge.

Mi avvio a concludere questa mia nota osservando la struttura del libro organizzata in sedici sezioni che si snodano in pensiero, parola, sguardo, ricordo, sogno, femminilità, amore, solitudine, malinconia, levità, arte, destino, nostalgia, cosmo, vita…

Il tessuto del “tempo” tutto riveste d’ambiguità e di ombre inquiete, perché, anche se non troppo vicino, ci aspetta secondo l’A., il nulla …e i grandi silenzi delle notti stellate / ma senza più occhi per vedere (p.75)

E anche se sarà fra miliardi di anni questo è il nostro destino.

Allora : perché la poesia? Perché, afferma Lidia : se ti racconto / qualcosa / non muore (p.83).

Perché, come l’anima, se viene dall’anima, anche la parola è polvere doro / che torna / alle stelle.

Perché la sua musica, come la musica d’ogni voce umana, detta o scritta che sia, solo quella resterà.

Mariagrazia Carraroli “Literary” 22 marzo 2013

Da sempre i detrattori si scagliano contro l’aforisma definendolo una forma fredda e contratta (“un fuoco senza fiamme” direbbe Cioran), un genere assertivo e meccanico, una forma senza tensione, allo stesso tempo perfetta e perfettamente superflua, che sembra essere stata scritta dalla stessa mano cinica e sarcastica (“gli aforismi si rivelano tutti così… generici; danno tutti l’impressione di essere stati pronunciati dal medesimo dio minore irascibile e non emancipato” afferma causticamente lo scrittore scozzese Don Paterson).

In realtà chi conosce l’aforisma sa bene che non è così. I detrattori dell’aforisma hanno in mente un modello stilistico che risale al Seicento francese e che è stato completamente superato dai modelli aforistici contemporanei. L’aforisma non è una forma fredda e cerebrale che distilla le sue artificiose pillole di saggezza a un lettore scettico, ma è una forma che comunica emozioni, sensazioni, colori, vibrazioni. Che è quello che mi è successo leggendo il libro di aforismi e frammenti di Lidia Sella, La figlia di AR, appunti interiori (La Vita Felice, 2011). Monterelhant nei suoi taccuini annotava che le “massime morali non hanno mai cambiato la vita di un uomo” e invece questi frammenti di Lidia Sella la vita me l’hanno cambiata, eccome!

In Lidia Sella l’aforisma non è un freddo paradosso logico, un pensiero filosofico distillato, ma ha un suo inconfondibile tocco magico, una grazia, una musicalità che lo pone al confine tra la poesia e l’aforisma, tra l’interiorità del diario e l’immagine pittorica, tra il nero dell’inchiostro e il bianco della pagina, tra la riflessione e la percezione. Lidia Sella lavora non solo sul significato, ma anche sul significante della parola, che suona e risuona, trasmettendo una vibrazione unica. Si veda questo frammento sull’amore dove ogni parola ha un peso:

Un fluido,
lamore:
niente dighe
né leggi
niente briglie
o scadenze –
corso dacqua
incline al mare
dove quando morire
non sa
e nemmeno perché
o se ancora vivrà.

Le parole, che si succedono una dopo l’altra, cadono esattamente dove devono cadere, come tanti sassolini che rotolano nella nostra anima, portando – con una colloquiale naturalezza e un’ingannevole semplicità – una luce di verità.E si vedano anche questi due frammenti, ancora più condensati:

Prima, dopo:
due persone così diverse.
Ma in quale maschera
specchiarmi allora?
Dal cosmo
nessuna risposta.
Solo un manto
di insensata bellezza

Prima ancora che sul significato, Lidia Sella lavora sul linguaggio e sullo spazio bianco che avvolge le parole, secondo un modello più vicino alla poesia. Dell’aforisma invece il frammento di Lidia Sella ha la sentenziosità, la gnomicità, il gusto della riflessione condensata e della folgorazione sulle eterne tematiche della nostra esistenza – la vita, la morte, l’amore, il tempo, il sogno, la bellezza, il destino. In uno dei frammenti più suggestivi del libro – quello sul tempo – il carattere viviso e la ritmicità e la vaghezza della poesia danno luogo a nozze ossimoriche con la concettualità, la schematicità e la lucidità dell’aforisma, in una mistione di caldo e freddo, malinconia e saggezza, libido sentiendi e libido sciendi davvero uniche.

Vasca colma dacqua:
come distinguere la prima
dallultima goccia?
Ora, passato, domani
solo piccole onde
nella sostanza liquida del tempo.

In questo frammento – come in molti altri del libro – c’è un nascosto rigore e una forte musicalità, una precisione della parola e un’apertura indefinita, con l’effetto di un incessante scaturire del senso. E si consideri quest’altro frammento dove la nettezza di una lama tagliente e il senso del paradosso, tipico dell’aforisma, si uniscono alla morbidezza e armonia delle immagini, proprie della poesia:

Creatività
Perché nessun germoglio
se non piove disperazione?

Al pari di altri autori contemporanei di forme brevi, gli aforismi di Lidia Sella si possono definire come “poesismi”, un modello che nasce dall’unione di poesia e aforisma (negli Stati Uniti il critico letterario James Richardson usa addirittura il termine di “lyraphorism”), anche se poi il poesisma di Lidia Sella ha una sua singolarità e un suo tocco magico particolare che la distingue da tutti gli altri autori. Del resto – in un universo come quello aforistico fatto di micro pubblicazioni a tiratura limitata, spesso ignorate dalla critica – il libro La Figlia di Ar (pubblicato nel 2011 con postafazione di Armando Torno) è già giunto alla sesta edizione, segno che se un libro di aforismi ha valore ed è anche ben distribuito, l’interesse da parte del lettore non è effimero.

Fabrizio Caramagna “Aforisticamente” 9 luglio 2015

ESORDIO: Domani a Roma si presenta “La figlia di Ar” di Lidia Sella. Il non-senso della vita e il mistero della morte: nostalgie e attese

Domani, mercoledì 25 maggio alle ore 18, a Roma, nella Libreria Croce (corso Vittorio Emanuele II, 156/158), Armando Torno, critico culturale del “Corriere della Sera”, e Ida Magli, antropologa, presenteranno il libro di Lidia Sella La figlia di Ar. Appunti interiori (La Vita Felice, 2011).

RECENSIONE

La figlia di Ar è l’esordio in poesia di Lidia Sella, giornalista, già autrice di altri due libri: Amore come (Sonzogno, 1999) e La roulette dellamore (Rizzoli, 2000). Lidia Sella è stata molto umile, e forse prudente, nel definire il contenuto di questa raccolta come “appunti interiori”. Se si considera che la maggior parte dei testi hanno la dimensione del frammento, allora si può pensare che la poetessa non abbia voluto chiamarli poesie, anche perché quasi tutti hanno l’andamento di aforismi. Sappiamo tutti che la poesia c’è, se c’è, indipendentemente dal numero e dalla lunghezza dei versi. A proposito delle poesie di Lidia Sella, Armando Torno, giornalista del Corriere della Sera, critico, scrittore, nonché filosofo a suo modo, parla di aforismi. Anche questa definizione si attaglia bene a molti testi di questa raccolta. Nella postfazione del libro Torno sostiene che oggi in fondo non si può più fare poesia. ”Anche se oggi la poesia non e’ piu’ possibile – scrive infatti Torno – soffocata dalla tossicità della letteratura di massa e dagli scribacchini televisivi, resta una via di mezzo alla parola, o forse un pertugio, quasi un percorso che avete incontrato in queste pagine”. Lidia Sella, dunque, trova questa via di mezzo e ci rende una parola leggera e accattivante, ma problematica…

Ottavio Rossani “PoesiaCorriere.it” 24 maggio 2011

Torno e le poesie di Sella

Istantanee esistenziali raccolte in un volume dal titolo «La figlia di Ar – appunti interiori».

Oggi, alle 17.45, nella sala Tommaseo dell’Ateneo Veneto, a Venezia, l’autrice e giornalista milanese Lidia Sella presenterà il suo libro di aforismi e poesie che ruotano attorno a temi come l’arte, il destino, il cosmo, il tempo, l’amore. Con lei due relatori d’eccezione: Luciano Tellaroli, direttore eventi culturali Circolo Filologico Milanese, e Armando Tomo, editorialista del Corriere della Sera, che nella postfazione al volume scrive: «Nel delicato gioco che la parola instaura tra epigramma e poesia, le pagine di Lidia Sella inseguono le riflessioni ed evocano i sentimenti che nutrono il nostro spirito. Non c’è un tempo per ogni cosa, ma c’è sempre la possibilità di creare il tempo per quello che amiamo».

“Corriere del Veneto” 14 dicembre 2011

Quando trovo/ in questo mio silenzio/ una parola/ scavata è nella mia vita/ come un abisso. Dice Ungaretti.

Arcipelaghi/ nelloceano/ della mente,/ le parole. Dice Lidia Sella.

Parole che emergono dagli abissi o galleggiano negli oceani, per entrambi sono il frutto di un lavoro su di sé, che si traduce in pochi versi, asciutti e cesellati, buttati lì sulla pagina bianca.

Chi è la figlia di ar “dove ar sta per l’unità minima di significato alla base di parole come arte, armonia, ariano, e tante altre”…?  Con questo epiteto sembra volersi presentare Lidia Sella in uno dei suoi componimenti e nel titolo della sua prima raccolta. Il viaggio che l’ha portata alla poesia passa attraverso tappe diverse e solo apparentemente centrifughe: una laurea in Scienze politiche, alcuni anni come giornalista per diverse riviste e quotidiani, due libri pubblicati per Rizzoli (Amore come, La roulette dellamore), un vasto panorama di interessi letterari e scientifici. Ma la parola è sempre stata la sua vocazione profonda se finisce per domandarsi: “Quale anima ho dentro/ se si lascia dilaniare/ da una nota/ e per una parola sanguina?”

Le parole per lei sono «un fiume carsico», qualcosa che scava, che cerca una strada per venire fuori ed esprimere, in pochissime pennellate, un piccolo universo. Quello che c’è dentro (per questo non le piace chiamare ‘poesie’ i componimenti di La figlia di ar, ma ‘appunti interiori’) e quello che c’è fuori, tutto intorno. La grande ispirazione di Lidia, infatti, è il cosmo, con le sue ordinate leggi della fisica, le sue particelle in movimento, la sua scientifica organizzazione, i suoi misteri. E lei, seduta sul bordo della luna/ a spiare lantica danza/ del pianeta azzurro, si interroga su temi più grandi di lei (e di tutti noi) come testimoniano i titoli dei brevi capitoli in cui ha voluto accorpare i suoi ‘appunti’: Pensiero, Sguardo, Sogno, Ricordo, Tempo, Amore, Vita, Destino…

Sembra che oggi nel nostro mondo non ci sia più spazio per la poesia. Troppi fiumi di parole erompono da ogni dove, troppa fretta per le strade, troppa necessità di rispondere alla domanda: e questo… a che serve? La poesia sembra non avere niente a che vedere con tutto ciò: è ricercata, è lenta, è inutile.

E invece a volte, proprio per questo, è risposta. E’ una risposta al bisogno che c’è, in fondo a ognuno di noi, di pensiero (Penso/ amo/ ricordo / dunque sono, dice Lidia). È il segno che non siamo in balìa di un sistema meccanicistico, ma ci muoviamo autonomamente, come individui liberi, in un universo ancora da scoprire (Universo/ Verità/ che ingloba mistero). E’ richiamo alla responsabilità dell’esistere, cui non si può abdicare (Verità / noi vogliamo la luce/ anche se dalla sua lama/ colerà il nostro sangue). La poesia risponde al nostro desiderio di arte e di trascendenza.

La lingua di Lidia Sella è colta, nella sua semplicità. Ella rifugge da tanto ermetismo poetico che chiude il messaggio con i chiavistelli di parole tanto ricercate da apparire incomprensibili. Lei vuole farsi capire, e tanto lo vuole che cerca sempre la chiave precisa per aprire la porta che conduce al senso. Ama cercare dentro le parole il nocciolo dell’etimologia:

 Divagazione

digressione
discorso –
allontanarsi
andar errando
correre qua e là –
così la parola
l’anima
il nostro cammino.
Gioca con i paradossi:
Paradosso erotico:
libera
d’esser tua schiava.
Cerca le assonanze:
Rapita
da un demone oscuro
luna dopo luna
i fili della sua tela
la donna riannoda.

La figlia di ar è un work in progress. Pubblicato per la prima volta nel febbraio del 2011, è giunto già alla terza edizione. In ognuna di esse l’autrice ha aggiunto qualche nuovo ‘appunto’. Un libro di poesia è una sfida a tanta consumistica letteratura del ‘mattone’, che piega sotto il suo peso gli scaffali delle librerie. Non multa, sed multum: poche pagine, pochi pensieri, una manciata di parole, ma quanta densità!

All’origine dell’universo tutta la materia era concentrata in una particella minuscola. Anche nella poesia, per chi le sa cogliere, galassie di significato si nascondono, a volte, in pochi suoni.

Guido Vassallo “Cogit Et Volo” 7 Novembre 2011

Commenti


Carissima Lidia, mi consenta questo approccio confidenziale, giustificato dal fatto che, qualche tempo fa alla Scala, ho avuto la fortuna e l’avventura di incontrare, in modo del tutto casuale, una poetessa. E i poeti non si possono che amare!
Le scrivo un po’ in ritardo per ringraziarla delle Sue due più recenti pubblicazioni donateci in quella occasione. La lettura dei Suoi versi a comportato per me la necessità di rileggerli e di ripensare significati nuovi per la mia sensibilità e le mie, diciamo così, certezze.
Mi sono trovata di fronte un linguaggio tanto libero, spregiudicato, inedito, di cui ho ammirato senza riserve il coraggio stilistico che lo sostiene.
Ne ho ricavato una visione del mondo e dell’universo in cui elementi umani e naturali, cultura e fisicità sono interconnessi senza formare sistema, un intreccio di caos e necessità. È storia senza narrazione. Predominano il mito e la bellezza ed il silenzio del tempo.
“in ogni angolo dell’universo, gli esseri viventi eludono le catene la calamita del nulla”, da “Il Cosmo innamorato”.
NOSTALGIA – “Nel tuo seme tutti i futuri possibili e quanti passati già dissolti”.
Ho provato emozioni e ricordi. In particolare mi è venuto in mente il sentiero Rilke che unisce il Castello di Duino con la baia di Sistiana: le sue pietre, la sua macchia mediterranea, che in parte ombreggia il cammino, con le rocce a strapiombo su un mare incredibile in tutte le stagioni e con qualunque tempo. Dà un senso di vertigine, di pace e di assoluto. È questo che mi hanno regalato anche i suoi versi.
La ringrazio di tutto e la ringrazio anche di esserci, di esistere, perché come dice Auden in una lirica in memoria di W.B.Yeats:
“Con un’aratura di poesia trasforma in vigneto la maledizione”
Con affetto
Elide Sorrenti
Un grato ricordo anche alla Sua cara e gentile mamma.
Mi scuso per aver scritto a macchina, ma la mia grafia è peggiorata con l’età.

ELIDE SORRENTI

Gentilissima Lidia Sella, ho finalmente letto le sue poesie che così cortesemente mi ha voluto donare. La figlia di Ar,con il suo sottotitolo “appunti interiori”, mi è piaciuto molto. “Seduta sul bordo della luna…”, così calviniana… Ma anche Destino, Lieve, Solitudo… Anima/Polvere d’oro / che torna / alle stelle Complimenti! Un cordialissimo saluto.

MASSIMO BUCCIANTINI

Il prefisso Ar genera alcune tra le parole fatali dell’essere ( vedi pag. 59). Se è vero che strutture linguistiche e parole vivono in un permanente stato di generazione, questo libro ne è una testimonianza.

Nel titolo “autobiografico” l’autrice definisce se stessa figlia di Ar, di un fonema o forse una divinità linguistica. Leggendo, parola dopo parola, appare chiaro come in L.S. la cultura e la tensione conoscitiva che l’hanno formata, si mutino a loro volta in forza generatrice. Come per dire che il processo continua, incessante.

Ciò che L.S. scrive nasce da uno stato di necessità. Vede, percepisce, è abbagliata dalla bellezza o colpita dal dolore, è stupita dal mistero cosmico o dalla banalità del vivere. Ironizza, osserva, piange la perdita o indica i pochi appigli di salvezza. Ma spinge fuori, più che scrivere. Facendo uso di un linguaggio mutevole, al servizio dell’espressione. Non importa definirlo come poesia pensante o pensiero poetante.

Conta la verità del suo dono. Di un mondo che è in tutti noi ma lontano e sepolto, e che la Figlia di Ar dà alla luce.

M.L.

Lettera scritta il 16 marzo 2011 da Giovanna Greggio, assistente di Silvano Ciprandi, presidente della Società Italiana Dante Alighieri di Milano.

“Epigrammi”: così Armando Torno definisce i suoi versi. A me sono piuttosto sembrati dei lampi, squarci di luce che strappano particolari alle tenebre. Alcuni di questi lampi cadevano lontano da me, illuminavano paesaggi distanti, tratti che non potevo distinguere dal luogo in cui mi trovavo. Ma alcuni di quei lampi, proprio mentre mi stavo convincendo che in quel libro si sarebbe parlato di “altro”, mi hanno colpito in pieno viso e mi hanno mostrato con lucida chiarezza angoli fino ad allora confusi della mia anima.

E in quel momento l’ho sentito: non erano lampi, erano bisturi, strumenti chirurgici di precisione, che con pochi tocchi sapienti si sbarazzavano di ogni involucro, maschera, ombra, posa, per lasciare la limpida purezza di un pensiero, la nuda essenza di una realtà.

Qualcuno ha detto: “Tutto ciò che può essere pensato può essere anche verbalizzato.” E questo è il compito del filosofo. Ma io mi domando: “Tutto ciò che può essere sentito può essere anche verbalizzato?” Questo credo sia il compito del poeta e devo dire che lei l’ha saputo svolgere con precisione, appunto, chirurgica.

Ma lei ha fatto di più: verbalizzando ciò che sentiva, mi ha reso consapevole di ciò che, per superficialità o pigrizia, evitavo di vedere.

Rileggerò certamente il suo volume. Per ora mi fissa dall’angolo della scrivania, piccolo e immobile. Credo sappia che lo temo.
Con stima

GIOVANNA GREGGIO

Nella pubblicazione “La figlia di Ar” ritrovo quell’ampiezza di ispirazione rara nella poesia contemporanea, troppo spesso limitata o a un solipsismo narcisistico oppure a una fotografia nella realtà. Qui lo spirito spazia nell’universo e dall’infinitamente piccolo si dilata all’infinitamente grande, senza trascurare l’aspetto emotivo che qualifica l’uomo non solo come pensiero, ma soprattutto come essere capace di tensione “olocrematica”, come chiarisco nel primo volume, e ciò testimonia l’eccellenza di una specie che trova nell’arte la sua più completa realizzazione.

Complimenti

GIULIANO LANDOLFI

Cara Lidia Sella, ho letto con piacere i suoi “appunti interiori” e gli altri scritti che mi ha gentilmente fatto avere apprezzando sinceramente la sensibilità, l’attenzione, la capacità di stabilire nessi e intuire significati che con tanta evidenza ne traspaiono.

GIOVANNI RABONI

La figlia di Ar – una delicata tensione meditativa e visionaria, affidata al ritmo dolce del verso breve, della forma leggera somigliante all’haiku.

ANTONIO PRETE

Gentile amica, la ringrazio di avermi mandato il libro. L’ho letto con piacere, cosa che mi accade di rado e quasi mai con la poesia.

SEBASTIANO VASSALLI

Da: Emanuele Perotti

Inviato: venerdì 22 ottobre 2010 18.06

A: Malcolm Einaudi

Oggetto: Appunti interiori di Lidia Sella

Carissimo Malcolm,

desidero farti avere in allegato gli “appunti interiori” di Lidia Sella.

Un’amica che conosco solo attraverso quegli scritti che ho trovato superlativi, indicatori di un anima speciale. E’ questa un’opinione condivisa anche da mia madre che mi scrive come suo commento :” … la tua amica è un vero poeta, spero che si dia da fare perché deve prendere dei premi, è bravissima, ha dentro di sé un universo femminile che ne fa una dea.” So che Lidia merita quel che mia madre dice… mi è venuto perciò in mente d’interessarti a una possibile pubblicazione, per sapere se hai suggerimenti da dare.

Un abbraccio al mio amico.

Emanuele

Da: Malcolm Einaudi

Inviato: venerdì 12 novembre 2010 13.57

A: Emanuele Perotti

Oggetto: Re: I: Appunti interiori di Lidia Sella

Non so bene che dirti…

anche perché non so bene cosa mi chiedi, forse… se  la domanda è (interpreto) “come sia possibile pubblicare questi scritti” ti risponderei che, ormai, è una domanda equivoca…pubblicare, nell’ultimo secolo, è stato sinonimo di stampare un libro, oggi i due significati si stanno staccando, l’amplesso è finito direi… anche se non da molto, quindi non è ancora lampante…

Se il desiderio è quello di farci un libro, si deve escludere che la cosa si possa affidare a chi i libri li stampa per cercare di guadagnarci (l’87% degli editori presenti)… nel 13 restante ci sono editori artigianali e folli il cui scopo è un genere di “pubblicazione” più vicino al gesto artistico che alla divulgazione… In questo senso più che una pubblicazione è una condivisione, magari elitaria, destinata a ricadute misteriose ed eventuali… e siccome il matrimonio è tra un artista di scrittura ed un artista di stampa, il solo consiglio possibile è di cercare marito per via subliminale, erotica ed esistenziale, che non inviando manoscritti per posta…

Altrimenti ormai lo scettro della diffondibilità sta passando al web, li, in men che non si dica, sono possibili Pubblicazioni i cui effetti sono esponenzialmente più rilevanti di una pur meravigliosa plaquette…

Solo che anche quello è un mezzo, per molti versi, ancora informe, o troppo multiforme, per essere inquadrato in qualcosa di tipizzabile… si può farne un blog, un sito, aderire a community di poesia, o trovare riviste online già strutturate per accogliere certe cose, ospitando magari commenti dei lettori etc.

Il fatto è che sono tutte sintonizzazioni strane, che richiedono innanzitutto l’identificazione della volontà dell’artista, e una riflessione sul mezzo, e sul fine…

L’unica cosa che manca, ormai, è un editore che possa e voglia permettersi di investire, più che nella creazione di un libro, nella creazione di un autore… da questo punto di vista, specialmente per la poesia, non conosco demiurghi all’opera…

ma credo sia un fatto epocale…

Spero di esserti stato inutile

M.

EMANUELE PEROTTI E MALCOM EINAUDI

Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno (OAKS Editrice) e nel 2022 con Una terrazza sul cosmo. Meditazioni poetiche (Mimesis), già alla seconda edizione.