Sergio Frigo “Il Gazzettino” 17 febbraio 2000


Tante voci di un coro per giocare alla “roulette dellamore

«E l’anima e non il corpo a godere del peccato», insinua, soffocata, la prima voce.

«L’anima se n’è andata con te – ribatte, complice, la seconda – a me rimane il corpo, stremato…».

«Amare ed essere amato – aggiunge una terza voce sospirosa-mi era più dolce se possedevo anche nel corpo la persona amata».

Piano, che avete pensato? Non siamo in un boudoir, nel pieno di una kermesse erotico-amorosa. Qui siamo dalle parti della poesia, della letteratura, persino della teologia. Vediamo di mettere ordine nelle citazioni, dunque, per evitare che la loro lettura fuori contesto possa suggerire ipotesi fuorvianti. La prima affermazione, dunque, è di Isaac Singer, e la seconda di Scia’ Isma’il; quanto alla terza, tenetevi forte, è di Sant’Agostino, mentre l’ultima appartiene al solito cinico Ennio Flaiano. A montare insieme gli inediti dialoghi è la giornalista e scrittrice milanese Lidia Sella, nel libro della Bur “La roulette dell’amore”, il cui titolo rinvia all’imprevedibilità di un sentimento che può assicurare lacrime o felicita, passione o solitudine.

Non una banale raccolta di citazioni, ma un divertissement sofisticato ed erudito. Per”costringere” Salvatore Quasimodo a scusarsi con Lalla Romano, far rimbeccare Ornella Vanoni da Racine, far litigare Properzio e Dumas, Lidia Sella ha infatti dovuto consultare una bibliografia sterminata, e cogliere fior da flore le citazioni più interessanti, accostandole con altre complementari o contraddittorie.

Ecco allora il primo ammettere, a mezza voce: «Da tempo ti devo parole d’amore». Ed ecco lei, replicare sdegnosa,: «Non è necessario, come credono i più, dire parole meravigliose: anche le parole più semplici e usuali sono parole d’amore».

E laddove l’Ornella nazionale ammette «sono sempre stata molto infedele», ecco il grande tragediografo francese replicarle: «bisogna credersi amati per credersi infedeli». Mentre a Properzio, che si lamenta: «Così, come non eri, ti vedevo/ così ti vedeva il mio amore», Alessandro Dumas ribatte irritato: «In te non amavo l’uomo che sei, ma quello che dovresti essere».

La raccolta è animata da una divertita ironia, stemperata però da una malinconica partecipazione sentimentale. Perchè Lidia Sella non ha resistito a metterci del suo, infilando qualche verso accanto a quelli dei “Grandi” riuniti nelle sue pagine, come nella lirica introduttiva: «Dedico questo libro agli incontri che il caso non ha voluto, alla tenerezza che s’è avverata solo in sogno, agli amori cui è mancata la forza di nascere.»

Sergio Frigo


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.