Grand Hotel, 13 marzo 1998


«Ho perso la testa per il mio principale: solo lui mi fa sentire importante e attraente»

«Sono sposata con Gigi da dieci anni. All’inizio del nostro matrimonio, mio marito era un tipo piuttosto focoso, sebbene non sia mai stato dotato di grande fantasia. Un compagno un po’ monotono e grossolano. Quando l’ho sposato ero giovanissima e inesperta in fatto di sesso. Col tempo ho imparato a conoscermi di più, a capire che avevo interessi e gusti differenti dai suoi e a scoprire che il mio corpo e la mia mente avevano esigenze che lui non era capace di soddisfare.

Di pari passo, il suo interesse per me si è affievolito, nonostante mi sia data un gran da fare per rinnovare i suoi ardori; perché non volevo certo trasformarmi nella classica moglie in vestaglia e bigodini, priva di sex-appeal. Ma di fronte ai miei tentativi di rendere più passionale il nostro rapporto, lui si mostrava sorpreso. “Vergognati”, diceva. “Domani sarai la madre dei miei figli, certe cose non dovresti nemmeno pensarle”. È stato appunto in quel periodo che mi è capitato di cambiare lavoro e di perdere la testa, anche se potrà sembrare banale, proprio per il mio “boss”. Il suo nome è Franco e ha 40 anni, benché ne dimostri di meno. È una persona eccezionale: elegante, intelligente, spiritoso, colto… Riusciamo a ritagliarci i nostri spazi senza troppi problemi, magari anche la sera, con la scusa di qualche cena d’affari. Fra noi c’è un rapporto di forte attrazione, grazie al quale mi sento di nuovo viva e desiderata: i suoi modi così affascinanti, che resistergli è impossibile. Sa sempre come creare l’atmosfera giusta, mi copre di regali, mi colma di attenzioni. Non credo che lascerebbe la moglie per me, né io abbandonerei per lui la mia famiglia e i miei figli. Però è altrettanto vero che non rinuncerei a questo amore per niente al mondo. Spesso, quando devo inventarmi una scusa per uscire, provo un forte senso di colpa nei confronti di mio marito, ma se non avessi un amante che mi fa sentire bella e sexy potrei sprofondare nella depressione. Mi dispiace molto per Gigi, sinceramente, ma non so che farci…»

Laura sembra aver finora puntato molto, forse troppo, sull’appagamento dei propri desideri. La sua indole un po’ superficiale e narcisistica fa sì che per lei sia prioritario sentirsi corteggiata. Si è sforzata di accendere nel marito un po’ di passione, tuttavia si è data subito per vinta. Ma non è stata forse troppo aggressiva? Avrebbe potuto cercare di coinvolgerlo su altri piani, puntando su aspetti emotivi e sentimentali, creando interessi e hobby in comune. Invece ha scommesso tutto sull’aspetto fisico, sulla seduzione. Ora, pur avendo individuato con estrema chiarezza i limiti della sua relazione clandestina, non ne soffre in maniera eccessica. La sua natura un po’ egoista la spinge a soddisfare un unico imperativo: godersi la vita il più possibile. Il suo senso di colpa, non è poi così forte come vorrebbe far credere. Può darsi che il suo cinismo la preservi da sofferenze e da delusioni. Se però fosse costretta a mettere ordine nella sua vita sentimentale, a scegliere in un senso o nell’altro, qualcuno resterebbe comunque ferito dalla sua decisione. Allora potrebbe rendersi conto di aver troppo puntato sull’effimero.

«Dopo quell’avventura non sono più così sicura di volermi sposare»

Quest’anno Luca e io abbiamo deciso di sposarci. Del resto, stiamo insieme da quasi quattro anni e fra noi tutto è sempre filato liscio come l’olio. Non credo che sulla faccia della Terra esista un altro ragazzo così meraviglioso. Luca è dolce, affettuoso, comprensivo, disponibile. Rappresenta tutto quello che ho sempre desiderato. Ma, disgraziatamente, mi sono cacciata in un brutto guaio e non so più come uscirne. Mi trovavo in Costa Azzurra, su una nave da crociera, e facevo la hostess per un convegno che durava soltanto tre giorni: un modo come un altro per racimolare qualche soldo. Lì ho conosciuto Michael, un inglese molto attraente e più grande di me: ci siamo scambiati qualche occhiata e abbiamo parlato per una notte intera, cullati dalle onde. E io ci sono cascata come una pera cotta, quasi senza rendermene conto. Ancora adesso, quando ogni tanto ci penso, mi domando come sia potuto succedere. Mi chiedo come ho potuto farmi incantare al punto di calpestare tutti i miei valori. Non l’ho fatto perché ero stufa di Luca, dal momento che lo adoro. E, allora, perché non sono stata capace di dominarmi e mi sono abbandonata a quell’impulso? Posso concedermi solo un’attenuante: Michael è un uomo di mondo, sicuro di sè e, al tempo stesso, protettivo e dolcissimo.

Mi ha colpito soprattutto quel suo incredibile modo di guardarmi: nessuno prima mi aveva mai fatto sentire tanto desiderabile. Però, l’aver provato delle emozioni così forti, mi ha sconvolto l’esistenza, e ora non so più cosa voglio. È giusto che io insista nel progetto di sposare Luca? Mi sento terribilmente in colpa eppure non ho il coraggio di raccontargli la verità. Come potrebbe capirmi, se nemmeno io so più chi sono? Probabilmente, con il tempo, potrei anche trovare la forza per cancellare dalla mia mente il ricordo di questa avventura tanto intensa e sofferta. E se invece non ci riuscissi? O se, peggio ancora, scoprissi dopo il matrimonio di aver bisogno di un uomo diverso da Luca? O se il piacere di sentirmi di nuovo follemente desiderata dovesse spingermi, in futuro, a tradire ancora?»

Silvia è una ragazza molto giovane e con poca esperienza. La sua disperazione è tipica di chi si trova invischiato per la prima volta in situazioni che mai avrebbe immaginato. In questi casi, il dramma sembra investirci senza che si riesca a intravedere una via d’uscita. Poi, con il tempo, si impara a considerare i problemi sentimentali con maggiore elasticità e meno angoscia. Essere meno rigidi, più flessibili con se stessi, talvolta aiuta a superare le difficoltà. Ciò non significa necessariamente rinunciare ai punti fermi che costituiscono la bussola della nostra esistenza. Nessuno è perfetto, sbagliare è umano. Gli errori, la sofferenza sono opportunità per conoscersi più a fondo.

Silvia, nonostante il tradimento, dimostra di avere un senso della moralità molto marcato. Inoltre sembra una persona conscia dei suoi limiti e molto sensibile. Perciò dovrebbe pensarci due volte prima di confessare a Luca la sua scappatella: lo farebbe soffrire, solo per liberarsi dei suoi sensi di colpa. Faccia finta di niente, piuttosto, e se ancora ama il fidanzato, non mandi all’aria i progetti di matrimonio: chiedersi ora come andrà a finire, è inutile. Solo il futuro le fornirà una risposta. Spesso si tradisce, per provare a se stesse di piacere ancora; altre volte perché il compagno non è più all’altezza. In qualche caso è un sintomo della paura di affrontare i veri problemi della coppia.

«Sono triste se gli uomini non mi guardano e non sono al centro dell’attenzione»

Non mi sono mai sposata, però convivo con Ernesto da cinque anni. Credo di amarlo. E alla fine torno sempre da lui. Ma a volte, e ultimamente sempre più spesso, mi capita di abbandonarmi a qualche avventura. Viaggio molto, per motivi di lavoro, anche all’estero. Però mi rende malinconica cenare sola al ristorante o presentarmi senza cavaliere a un ricevimento. Perciò, mi sforzo di attirare l’attenzione dei maschi, stuzzicando il loro interesse. Tutto sommato, per intrigarli, non ci vuole molto: è sufficiente lanciare un’occhiata ammiccante, fare un po’ la civetta, provocarli con una battutina a doppio senso e il gioco è fatto. Solo di rado decido di spingermi sino alle estreme conseguenze, perché quello che mi dà la carica non è andare a letto con qualcuno, ma semplicemente sentirmi desiderata. Così ho l’impressione di essere ancora giovane e carina. Come una volta, quando al mio passaggio, gli uomini si voltavano a guardarmi. Poi, quando torno a casa da Ernesto, provo una grande amarezza. Lui mi stringe tra le sue braccia e io mi sento tranquilla eppure, al tempo stesso, in colpa in colpa con me stessa. Lui ignora questi miei turbamenti e non sospetta minimamente che io possa tradirlo con tale leggerezza. La stranezza è che, pur volendogli bene, sento di aver bisogno tanto di lui che di altri uomini. Però la mia doppia vita, signora per bene da una parte e dall’altra seduttrice impenitente, mi logora: non so per quando tempo potrò continuare così. Ho il terrore che Ernesto possa scoprire la verità e lasciarmi: la sua presenza rassicurante mi è divenuta indispensabile. Non potrei più vivere senza di lui.»

Giada è una persona insicura, esibizionista, soggetta a gravi crisi di identità. La sua personalità inquieta e il suo spiccato narcisismo la portano alla continua ricerca di emozioni forti. Dietro il disperato tentativo di inebriarsi alla fonte del proibito, si nasconde una grande paura di affrontare la realtà e l’inconscia consapevolezza di non possedere gli strumenti per risolvere i suoi problemi psicologici. Ma il caos sentimentale la risucchia in un vortice di incoerenza che ha l’effetto di soffocare anche gli ultimi residui della sua già fragile autostima. Dovrebbe chiedere aiuto a uno psicologo, ma non solo. Le farebbe bene parlare con Ernesto, l’uomo che, di fatto, rappresenta la sua unica ancora di salvezza. Ovviamente non per raccontargli le sue scappatelle, ma per comunicargli il suo bisogno di sentirsi desiderata e corteggiata. Chissà, Ernesto potrebbe magari rivelarsi più passionale di quanto lei non supponga.


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.