Contro Canto


Controcanto
Soffro per la bellezza offesa e il dilagare del brutto ovunque,
per i capolavori dimenticati negli scantinati del musei
le cicatrici sul volto di paesaggi splendidi
i giovani corpi sconciati dai tatuaggi.
Mi angosciano i ragazzi bruciati nell’alcol e obnubilati dalle droghe.
Mi amareggia la sorte delle fanciulle 
che non diventeranno madri ma solo consumatrici.
Osservo incredula i genitori che non sanno più insegnare nulla:
educazione, cultura, valore dell’esperienza.
Mi addolora che un vecchio venga considerato rimbecillito 
soltanto perché non padroneggia la tecnologia informatica.
Mi indigno perché nemmeno le femministe alzano un grido di protesta 
contro la barbarie degli uteri in affitto.
Mi sconvolgono il commercio di organi 
il cambio di sesso 
i bambini abusati.
Nutro tenerezza per i figli delle coppie gay,
ai quali la normalità è negata per legge.
Provo compassione verso i bambini africani 
deportati qui per essere adottati da una coppia di estranei
e destinati a un futuro di emarginazione, lontani dalla loro gente.
Mi dispero per le intelligenze italiane che regaliamo all’estero,
per la diaspora del nostro straordinario patrimonio cromosomico  
e perché l’invasione ci ha snaturato.
Temo per l’idioma italico assediato dall’inglese
e la nobile musica europea a rischio estinzione.
Mi ribello al baccano che annienta il pensiero.
Sono in lutto per il cinema e la letteratura contemporanei 
che raccontano ormai solo storie 
di olocausto 
perversioni
sopraffazione 
degrado 
terrore 
e follia.
Mi rattrista che la pigra ignoranza abbia vinto sulla sete di sapere. 
Mi stupisce che nel terzo millennio religioni e superstizione 
siano ancora così fiorenti.
Mi preoccupo, perché l’Islam spazzerà via la sublime arte delle immagini.
Piango le città europee rase al suolo dagli americani
le atomiche sul Giappone
le vittime delle foibe 
gli esuli Giuliano-Dalmati 
cacciati per sempre dai territori un tempo dominio della Serenissima.
Mi commuovo al ricordo di tutti i soldati che si sono immolati invano
nella difesa della nostra civiltà.
Patisco per la verità imbavagliata e il predominio della menzogna.
Mi allarma che l’economia abbia calpestato la politica. 
Aveva ragione Pound: 
gli usurai hanno conquistato il mondo, 
il capitale si è comprato tutto, anche gli ideali.
Lo spettro della decadenza aleggia su ogni cosa.
La denatalità non è un caso: 
siamo stati tanto presuntuosi e sciagurati da voltare le spalle a Madre Natura
e il sacro anelito vitale ci ha abbandonati.
Mi affliggo perché, senza la sua terra, la sua lingua, le sue tradizioni
e l’appartenenza al proprio popolo,
l’essere umano non dà più frutti, e muore, 
come un albero cui abbiano strappato le radici.

Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.