Angelo Gaccione “Odissea”, maggio 2016


Come ci ha ormai abituati da qualche tempo, anche questo nuovo libro di Lidia Sella: “Strano virus il pensiero” (La vita felice ed. pagg. 72 € 12,00), è costruito mettendo assieme due formule: quella propria della poesia e quella che le è altrettanto congeniale della forma breve, secca, lapidaria dell’aforisma. I temi del libretto sono quelli più consoni alla sua visione e che l’autrice ha messo al centro della sua speculazione e della sua poetica. Non ho usato a caso il termine “speculazione”: chi conosce gli scritti e sa dei suoi interessi e delle sue letture, non si stupirà affatto. Sella oscilla da sempre fra filosofia e scienza (non è per caso che il suo libro porti due riflessioni, quella di Antonio Prete e quella di Giulio Giorello) perché da queste due forme di sapere ineludibili è attratta, per approdare attraverso esse, ad un’altra forma, quella propria della poesia, per dare organicità alla sostanza dei suoi pensieri e del suo sentire. Perché in fondo Sella resta un poeta, e la materia di cui l’universo si compone, lo spazio-luce, l’energia, l’infinitamente piccolo, il cervello rettile o la memoria ancestrale, possono trovare una via di rappresentazione e “dicibilità” (mi scuso di questo brutto termine, ma dovrebbe meglio rendere l’idea), solo con la parola organizzata, rigorosa, della formula poetica o di quella altrettanto letteraria dell’aforisma. Perché al fondo di tutto il suo speculare, del fuoco del pensiero (la brace, com’ella scrive) che non deve mai estinguersi e perire, c’è e resta la nostra condizione umana di creature fragili e destinate alla fine. C’è la nostra esaltazione e la nostra limitatezza fisica e temporale, c’è la nostra genialità e la nostra ferocia, c’è il piacere fisico e c’è la decadenza della vecchiaia, c’è l’amore e c’è la spietata aggressività, c’è la bellezza e il suo contrario. Insomma, c’è la vita e la morte e dunque ogni creatura non può che interrogarsi sul proprio destino. E a questa interrogazione che diviene fondamentalmente esistenziale, sono prima di tutto i poeti, gli artisti, i drammaturghi, più che gli scienziati e i filosofi, che in ogni tempo hanno saputo dare voce. Perché il loro modo, il loro linguaggio ha saputo toccare, e meglio, le viscere e il cuore, prima della ragione. E i teologi? Per Sella non c’è spazio in questo universo fatto di quanti e di buchi neri, per dirne l’incommensurabile ed il mistero, per questo bastano i poeti e i musicisti.

E tuttavia il bisogno di parlare con Dio è ineliminabile. Nella sezione intitolata “Religionespiritualità” c’è un distico che così recita: “Da bambini parlano coi pupazzi, da grandi con Dio: l’insopprimibile bisogno di un interlocutore immaginario”.L’attrazione più forte di questo libro, il suo fascino, rimane, almeno per me, quello racchiuso nella formula contratta dell’aforisma, del brandello, del distico o addirittura del solo rigo. Sono efficacissimi e spesso molto poetici, e si imprimono in maniera immediata nella mente del lettore per la loro forza e verità. Spaziano negli ambiti più diversi e ce ne sono di ogni tipo, anche di politici o che riguardano l’attualità più cogente.  Vediamone alcuni: “Ormoni in calo, saggezza in aumento”; “Non omicidio ma suicidio, l’aborto”; “Chi mai vorrebbe partire per un viaggio senza ritorno? Eppure proprio questo avverrà”; “L’angolo delle foto di famiglia si trasforma presto in un raduno di morti”; “Hai perso qualcosa? Non angustiarti: un giorno perderai tutto”; “Quando avrai imparato tutto non ti servirà nulla”; “Rughe sulla pelle del vecchio mare, le onde”; “Noi, vasi di tempo da cui ogni tanto sboccia un fiore”. Di queste perle poetiche o sapienziali è pieno il libro. Vediamo con quale impietosa efficacia è fissata la fine di un innamoramento nel distico titolato “Paradosso”: “Dissolta la nebbia dell’innamoramento lui e lei non si riconoscono più”. Non è da meno questo ispirato alla cronaca più ravvicinata: “Banchieri, politicanti, come investirete i sorrisi rubati ai popoli europei?”, o questo che si presenta come un perentorio grido di protesta: “Non mi importa che l’umanità sopravviva quando il mio popolo non ci sarà più”. Troverete molto altro in questo libro e vi assicuro che la sua lettura non vi deluderà.


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.