La roulette dell’Amore


(Pubblicato da BUR, in 20.000 copie, nel Febbraio 2000 – testo esaurito)

QUARTA DI COPERTINA

VOCE

Lei: Potrei vivere della tua voce, viverti accanto, anche a occhi chiusi, ascoltando la tua voce. E la ferita di questa distanza si placa, se la tua voce mi consola.

Lui: Ti ho riconosciuta dalla voce. Eri tu l’anima che cercavo: un po’ angelo, un po’ femmina, un po’ bambina. La tua voce, l’eco del tuo mondo interiore, un mondo fatto di dolore e bellezza. Come potrei non amare la tua voce?

La tua voce lontana / è solitudine …
– Lalla Romano –

Piange la voce, sola, nel silenzio.
– Gabriele D’Annunzio-

SILENZIO

Lei: Vorrei sbrogliare il gomitolo delle parole mute, poi tuffarmi nel tuo cielo di gabbiano, e fendere i flutti del silenzio come chiglia sottile …

Lui: Scavalca i muri del silenzio, una carezza basterà. Quando sarai lì, ascolta il miracolo dell’Amore, l’incantevole poesia d’intuirsi senza bisogno di spiegare.

Una donna si convince meglio di essere amata per ciò che indovina da sé, che non per ciò che le viene detto.
– Ninos de Lenclos –

Se tu vuoi noi ci ameremo / con le tue labbra senza dirlo
– Stéphane Mallarmè –

PREFAZIONE DELL’AUTRICE

Il rosso e il nero della passione

La roulette dell’Amore è davvero imprevedibile: lacrime o felicità; fedeltà oppure tradimento, simbiosi o magari solitudine… Che cosa uscirà? Il rosso o il nero? Per stabilire dove finirà la pallina, non c’è che un sistema: puntare sui propri affetti, mettere in gioco le proprie emozioni.
La fortuna gira di continuo e, si sa, vincere non è facile. Ciononostante, il tavolo verde dell’Amore ha sempre richiamato un gran numero di appassionati. Molte le personalità di spicco intervenute negli ultimi tre millenni. Fra i presenti, tanti poeti, letterati, filosofi, musicisti. Li abbiamo riconosciuti per l’ingegno straordinario, la raffinata sensibilità o l’ironia pungente. Con noi hanno comunicato attraverso dialoghi teatrali, aforismi, poesie, saggi, memorie o facezie. Per tale via ci hanno svelato il loro vissuto l’amore, un tesoro prezioso che merita di essere valorizzato, e che abbiamo scoperto scavando fra le righe di migliaia e migliaia di pagine.
Questa volta, però, non ci siamo accontentati di raccogliere reazioni e commenti, captando qualche frase qua e là. Ci siamo divertiti a creare piuttosto un’antologia di botte e risposte plausibili fra i vip della cultura e dello spettacolo di ogni epoca e civiltà, allestendo un talk-show di respiro planetario, registrato a bordo di una luccicante macchina del tempo.
Così, come per incanto, qualunque incontro è divenuto possibile: Quasimodo si scusa con Lalla Romano, Racine sfotte Ornella Vanoni, Sibilla Aleramo consola Eluard, Dostoevskij si confida con Pirandello. E finalmente si realizza il sogno di uno scambio di idee fra persone che altrimenti non avrebbero mai potuto conoscersi, né tantomeno parlarsi e capirsi.
Qui il filo dei ragionamenti supera le barriere del tempo e dello spazio, e corre veloce oltre la vita e la morte, lasciando affiorare quell’affascinante mondo di archetipi che si configura come patrimonio e inalienabile dell’umanità. I nostri ospiti provengono dai contesti storici più disparati e, quanto a inclinazioni o radici culturali, spesso si trovano agli antipodi. Eppure, di fronte alla stessa tematica, le loro associazioni d’idee s’assomigliano talvolta in maniera impressionante. Sia John Donne che Guillaume Apollinaire, sulla scia di un’analoga fantasia, si ritrovano a leggere nel corpo del partner il libro dell’amore; i ricordi, per Schnitzler, sono spettri, e a Vincenzo Cardarelli appaiono come “melanconici e muti fantasmi agitati da un vento funebre”; nel vangelo secondo Giovanni, la voce è un grido che si perde nel deserto e, in Cechov, echeggia sinistra dentro lande desolate; nei componimenti di D’Annunzio e Octavio Paz le parole innamorate evocano il fruscio delle foglie e il bruire della pioggia; l’eternità di Shakespeare profuma di fiori e Nina Oxilia l’adorna di rose, e via discorrendo. Ecco quello che succede attingendo alla fonte misteriosa dell’inconscio collettivo.
Sul palcoscenico di questo prodigioso teatro della parola, insomma, l’antico e il moderno si mescolano con garbo, sprigionando lampi di luce nei quali anche gli amanti del terzo millennio potranno specchiarsi La conversazione si ispira a ventiquattro scenari distinti, adattissimi a dare ospitalità alle faccende di cuore e ad esaltarne il pathos. I fondali vengono montati l’uno dopo l’altro, a due a due, in maniera che ogni tema si rifletta nel suo doppio: inganno o verità, voce e silenzio; illusione, delusione.
Finali inaspettati scaturiscono da insoliti abbinamenti di pensiero e le emozioni più inusitate nascono dall’accostamento di immagini poetiche apparentemente distantissime fra loro. In due semplici battute si delineano situazioni psicologiche del tutto particolari. L’atmosfera risulta cangiante: commossa o scherzosa; frivola oppure impegnata, concreta o surreale.
Ogni tanto il senso di ciò che viene detto emerge con chiarezza, si rende immediatamente comprensibile, si propaga in noi come una scarica elettrica; ogni tanto, viceversa, il messaggio rimane più criptico, e oscuro, quasi un brivido sotto pelle.
Fra la domanda di uno e la replica dell’altro non sempre esiste – sotto un profilo logico – una perfetta corrispondenza. Ma questa, in fondo, non è una tipica caratteristica dei discorsi fra innamorati?
Gli autori si esprimono direttamente o per bocca dei personaggi cui hanno dato vita: i maschi si confidano, scherzano, sbuffano e polemizzano, come due amici al bar; le donne si confrontano con gli uomini, li contraddicono, li subiscono, li amano, li fanno impazzire.
Un’avvertenza importante: se vi capiterà di sorprendere Leopardi che si dichiara a Camus, oppure Amalia Guglielminetti che corteggia Ada Negri, non formulate giudizi affrettati, non saltate subito alle conclusioni più maliziose. Se fra Properzio e Dumas scoppierà un battibecco simile più a un bisticcio da fidanzatini che un alterco cameratesco (vedi alla voce illusione), non andate a caccia di spiegazioni astruse, non occorre. Il binomio in questione, per esempio, è ambiguo solo in apparenza. La realtà letteraria che l’ha generato muove infatti da premesse squisitamente tradizionali. Da un lato abbiamo due versi di un’elegia dedicata dal poeta latino alla sua amata Cinzia; dall’altro assistiamo a uno sfogo di Marguerite Gautier, l’incantevole peccatrice sbocciata dalla penna di Alexandre Dumas.
I partecipanti alla Roulette dell’Amore si trasformano – loro malgrado – negli attori di una commedia che è destinata, come una crisalide, a un’esistenza brevissima.
Forse, in alcuni frangenti, abbiamo forzato i nostri beniamini a incamminarsi su sentieri verbali che, da soli, non avrebbero imboccato, li abbiamo spinti a suggerire significati e abbracciare valori che avrebbero accolto con diffidenza, addirittura con freddezza, o li abbiamo costretti a sorbirsi compagni di viaggio poco congeniali. In certi casi, al contrario, ci pare di esser riusciti a dar voce ai loro più profondi intendimenti, esplorando l’universo intero per scovare quell’unica stellina che ci sembrava brillare proprio nello stesso identico modo, l’anima gemella che su questa Terra non avevano avuto l’opportunità di incrociare.
Sul materiale utilizzato abbiamo dovuto effettuare una notevole quantità di tagli. Tuttavia ci siamo astenuti dall’operare la benché minima modifica. Con l’eccezione di qualche impercettibile ritocco su traduzioni un po’ traballanti.
Se, nel comporre i nostri puzzle, avessimo potuto usare il tu al posto del lei, o sostituire un passato remoto con un imperfetto, il nostro lavoro sarebbe stato meno arduo e, quasi certamente, saremmo arrivati a costruire incastri ancor più sorprendenti.
A guidarci, invece, è stata soprattutto la preoccupazione di non tradire il testo.
Ci sarebbe anche piaciuto compulsare un maggior numero di opere e far comparire su questa stravagante ribalta molti altri protagonisti. E chissà che in futuro una simile occasione non si ripresenti…
Inoltre avremmo potuto scegliere i brani da inserire con più attenzione o con criteri più rigorosi e, forse, appaiare i frammenti in maniera differente. Mentre, di fatto, abbiamo preferito affidarci all’intuito. E al caso. Un po’ come succede in amore.
Quanto ai brevi cappelli che introducono i diversi capitoli, li abbiamo scritti con il solo aiuto dell’istinto, dell’entusiasmo, dell’esperienza. Speriamo dunque di non aver mancato l’obiettivo che ci eravamo prefissi, quello cioè di fornire sui sentimenti e il sesso una panoramica che si rivelasse fresca e insieme stimolante.

Dedica

Dedico questo libro
agli incontri che il caso non ha voluto
alla tenerezza che sI è avverata solo in sogno,
agli amori cui è mancata la forza di nascere.
Lo dedico
alle passioni più belle
che ci hanno lasciato una scia di ricordi
per addolcire le nostre vite.
Lo dedico a ogni creatura innamorata,
non importa se qui o in altri universi.
Lo dedico
agli amanti del terzo millennio,
che almeno loro possano essere felici…
Dedico questo libro
al mistero più grande, l’Amore,
il più incomprensibile che esista,
il più terribile di tutti i misteri.


Lidia Sella, giornalista, scrittrice, aforista, poeta. Ha pubblicato sette libri. Due con il Gruppo Rizzoli: Amore come, Sonzogno, 1999; La roulette dell’Amore, Bur, 2000. E tre sillogi, con La Vita Felice: La figlia di Ar – Appunti interiori (2011); Eros, il dio lontano – Visioni sull’Amore in Occidente (2012); Strano virus il pensiero (2016). Nel 2019 ha dato alle stampe Pensieri superstiti con Puntoacapo Editrice. Nel 2020 è uscita con Pallottole, contro la dittatura dell’Uno OAKS Editrice.